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"Sono ottimista sull'Egitto"

Alaa al-Aswany intervistato da Le Monde

L'autore di Palazzo Yacoubian e Cairo Automobile Club, due libri che raccontano la vita degli egiziani dalla dominazione inglese a oggi, ha rilasciato un'intervista al quotidiano francese Le Monde

In essa, lo scrittore, che si è opposto fermamente ad al Sisi e per questo non è più pubblicato in patria, denuncia la mancanza di una vera libertà d'espressione in Egitto. "Tutti coloro i cui nomi sono legati alla Rivoluzione sono nella mia situazione", afferma.

Alaa al-Aswany racconta un Egitto picaresco, nel quale personaggi di potere, umili contadini, donne di ogni estrazione, intellettuali e perfino eccentrici gay intrecciano le loro vite lasciando intendere che vi sia una realtà, soprattutto urbana, che sfida gli stereotipi sul mondo islamico.  L'autore è stato più volte minacciato dai fondamentalisti islamici perché, pur criticando la repressione indiscriminata della Fratellanza Musulmana, attribuisce il suo successo alle contraddizioni della società, alla disoccupazione, ai rivolgimenti politici incapaci di dare un futuro di speranza ai giovani e perfino all'ipocrisia di taluni imam.

Nell'intervista, lo scrittore, che ha deciso di rimanere al Cairo "pronto a ogni conseguenza" per avere ricordato in libri come Estremismo religioso e dittatura che "l'unica soluzione è la democrazia", afferma che il consenso ad al Sisi, "che nessuno ha voluto al potere", si basa sulla paura diffusa che l'Egitto diventi come lo Yemen o la Siria. 

Alaa al-Aswany, che pure aveva sempre criticato Morsi, è oggi "contro ogni condanna a morte". Rifiuta la violenza degli estremisti islamici e ricorda che, prima che la Fratellanza Musulmana fosse fondata, "la costituzione egiziana riconosceva la libertà di culto. Avevamo comici ebrei molto famosi. Eravamo molto orgogliosi e nessuno parlava di mettere il velo alle donne. Questa laicità ha retto fino allo choc petrolifero del 1973. Poi i wahabiti, con il denaro del petrolio, si sono ritrovati con dei mezzi che prima non avevano mai avuto. Questo è ciò che ho visto io personalmente in piazza Tahrir durante la rivoluzione, quando i copti e i musulmani pregavano a fianco a fianco". 

Quale sarà il futuro della primavera araba? 

"Il modello è la rivoluzione francese. Non è una partita di calcio da 90 minuti, ci vorrà tempo. La situazione in Francia cinque anni prima della rivoluzione era un inferno, ma poi si sono aperte le porte per tutta l'umanità. Possiamo farcela mediante alcune riforme, un nuovo governo... e una trasformazione intima delle persone. Gli egiziani che vivevano sotto Mubarak sono cambiati adesso. I giovani, il 60% della popolazione, hanno una visione del mondo completamente diversa da loro. Non scenderanno a compromessi con la dittatura, perché hanno pagato un prezzo troppo alto in termini di morti e di feriti".  

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