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I miserabili

il conflitto tra bene e male

Talvolta la vita ci pone davanti ad avvenimenti drammatici, cui ciascuno di noi potrebbe doversi confrontare; avvenimenti che spingono alcune persone a rifugiarsi nella soluzione più semplice - fuggire, evitare di capire, voltarsi dall'altra parte. Altre persone scelgono invece di intervenire, agiscono in modo più o meno riflessivo, secondo ciò che in coscienza ritengono giusto.

Questo agire è immediato, qualcosa di simile a una decisione istintiva, in cui si considera piuttosto ciò che si deve fare che le conseguenze di ciò che si farà. Così come ha spiegato il giovane Lassana Bathily: il cuore parla e spinge ad agire.
Il giovane maliano il 9 gennaio 2015, a Parigi, nascose ai terroristi i clienti dell’Hyper Casher e, riuscendo ad uscire all'esterno, permise con le sue indicazioni l'intervento delle forze speciali. Evitando così un'altra strage.

Il quotidiano Le Monde lo ha definito "eroe suo malgrado", perché Lassana non si sente un eroe. "Quello che ho fatto - ha detto- era naturale. Non ho nascosto degli ebrei ma degli uomini. Ho agito col mio cuore...... ". Ne avrebbe fatto a meno, di tale prova, ma - sostiene - non ha avuto scelta: "il cuore mi ha parlato, e mi ha fatto agire".

Ma cosa fa sì che alcune persone seguano "il cuore"?

Come è noto i poeti e i grandi scrittori hanno sempre compreso prima di chiunque altro e più profondamente ciò che muove l'essere umano; di conseguenza per questa riflessione ci appoggeremo all'opera di uno di questi grandi, Victor Hugo.
I miserabili è il romanzo di Ugo in cui, ripetutamente, si presenta il tema del confronto tra bene e male.

Il più noto tra i protagonisti di questo immenso romanzo è Jean Valjean, un ex forzato. Più di una volta egli si trova a dover decidere se lasciare che le cose accadano o invece agire, ad esempio per salvare la vita di un uomo: ma talvolta agire significa mettere in gioco la propria vita, che potrebbe per conseguenza di questa azione essere distrutta.

Come si sa, Jean Valjean era stato condannato al bagno penale per aver rubato del pane per sfamare i bambini della sorella; vi aveva scontato cinque anni per furto e quattordici per quattro tentate evasioni. Quando lo incontriamo è una figura inquietante; è umile perché necessariamente sottomesso, ma è pieno di odio per il mondo intero. È un uomo stanco e miserabile che dalla gente del posto viene indicato a dito e che anche un cane scaccerà. Un uomo cambiato: il giovane Paysan era diventato un uomo duro e cupo.
Il vescovo Myriel, Monseigneu Bienvenu, che lo ha accolto in casa propria e da lui è derubato, lo salva da un nuovo arresto e dalla la condanna ai lavori forzati a vita: anticipando egli stesso la bugia che Valjean aveva raccontato ai gendarmi che lo avevano fermato.

L'esperienza inaspettata, così lontana da qualunque possibilità per lui immaginabile, rende Valjean confuso e turbato. È in preda a una sorta di collera che non gli permette di capire ciò che prova, se si sente commosso o invece umiliato. Siede sul sentiero agitato da pensieri confusi; istintivamente, senza riflettere, come un animale orientato alla preda, blocca sotto il piede il denaro caduto di mano a Petit-Gérvais. Alle proteste di questi lo minaccia; per poi pentirsene, troppo tardi. Questo scatena in lui un drammatico conflitto interno che si presenta nella forma di immagini visive.

Ciò che Hugo descrive è la rielaborazione interna, non verbale, che permette di riflettere sull'esperienza ed elaborarla in un pensiero; e quell’esperienza che lo psicoanalista Wilfred Bion ha descritto come passaggio mentale in cui "parti grezze dell'esperienza" vengono trasformate per essere utilizzate per costruire i pensieri; come ha confermato la biologia. L'esito di questo conflitto è una profonda trasformazione del senso di Sé, che permette a Valjean di viversi come uomo capace di rappresentare a sé stesso la propria storia insieme alle proprie responsabilità.

Questo cambiamento, come sempre accade a seguito di una crisi di questa portata (Bion lo chiama "cambiamento catastrofico") gli permetterà di usare al meglio le proprie capacità, per divenire il buon sindaco Madeleine.
Molte sono però le prove che lo attendono, e la decisione di perseguire il bene sarà talvolta semplice, ma in altre occasioni lo metterà di fronte a un conflitto terribile, in cui sarà in gioco l'intera sua vita.

Come nell'affare Champmathieu: potrebbe essere semplice permettere al destino di liberarlo per sempre dal passato, permettendogli di vivere una vita agiata e onorata, o invece potrebbe denunciare se stesso per salvare un altro uomo. Un'intera notte si dibatte tra pensieri che lo portano in due direzioni, pensieri che mostrano possibilità entrambe percorribili: l'opportunità e la coscienza. E i suoi pensieri seguono il pensiero logico formale, non ci sono però da quella parte più profonda che è il senso di Sé; in un breve sonno compare un sogno, un sogno angosciante, che non sembra avere alcuna relazione con i pensieri della veglia, ma anche lo mette di fronte ad un significato sconvolgente. È morto.

Azzardiamo qui un'interpretazione: non ha scelta, o essere "morto" nel suo essere uomo giusto oppure "morto" come rispettato borghese.

Continue tentazioni si presenteranno nel percorso verso il tribunale dove denuncerà sé stesso, e la fatica di scegliere di restare un uomo giusto si rappresenterà nel corpo: i suoi capelli grigi diventati improvvisamente e completamente bianchi. E un'altra volta, quando la serenità sembrerà raggiunta, si troverà in conflitto tra due sentimenti: la propria gelosia e il desiderio della felicità di Cosette. Gelosia nei confronti di Marius - l'innamorato di Cosette - gelosia che è desiderio di tenerla per sempre accanto a sé, Cosette, unica gioia della sua vita. Sceglierà la felicità di Cosette, e salverà la vita di Marius. E proteggerà il loro rapporto a costo di un'infelicità che gli toglierà il desiderio di vivere.

Questo è il percorso di Valjean; potremmo però chiederci se il suo non sia un caso eccezionale, straordinario.

Le situazioni che abbiamo riferito parlano di un conflitto profondo e, nell’unione profonda di emozioni e ragione, mostrano la piena coscienza delle conseguenze delle proprie azioni: non solo le conseguenze che vi potranno essere nel mondo della realtà, ma la consapevolezza che qualunque scelta avrà una ripercussione sull'immagine che di sé stessi si ha e che si desidera avere.

Se pensiamo alle azioni dei Giusti di cui trattano i testi di Gabriele Nissim, potremmo dire che probabilmente Dimitar Pesӗv, in quella notte di cui non volle parlare, avesse vissuto un doloroso conflitto tra le azioni che avrebbe potuto compiere; mentre Armin Wegner, che fu certamente capace di una lucida analisi di ciò che sarebbe potuto accadere alla Germania, fu invece assai poco consapevole di ciò che sarebbe potuto accadergli. Forse fu questo genere d'incoscienza a permettergli di esporsi in tal modo.

Tornando a I miserabili, che presentano molte situazioni in cui i protagonisti si trovano a dover scegliere tra due diverse concezioni di ciò che è bene, vediamo che anche Javert si è trovato ad affrontare un conflitto profondo, tra due diverse concezioni, sentite ugualmente vere. Javert ha lasciato libero Valjean proprio quando questi si era rassegnato alla cattura. Perché? In lui è sorto un conflitto fra due immagini divergenti di sé: il lupo che finalmente ha catturato la sua preda e "il cane che ha ritrovato il suo padrone". 

Per lui, che aveva fatto della Legge l’unica religione, provare ammirazione per un forzato era qualcosa di inaccettabile e orribile, e questo era in rapporto con l'immagine di sé. Male dunque era non arrestare Valjean ma male era anche arrestarlo. In un modo o nell'altro gli non era più possibile considerarsi irreprensibile. Incapace di affrontare questo conflitto, non troverà altra via che la morte per suicidio.

Proviamo ora a trovare il senso di ciò che è accaduto a questi personaggi, attraverso il pensiero di alcuni psicoanalisti.

Lo psicoanalista Bion utilizza il termine "funzione Alfa" per indicare quella funzione che, agendo sugli elementi dell'esperienza - sensazioni ed emozioni - li trasforma in elementi Alfa, elementi che permettono di formare le rappresentazioni della realtà da cui giungere al pensiero. Notiamo qui che il neuroscienziato Antonio Damasio giunge a conclusioni simili a rapire dallo studio dei sistemi neurali.

Ma chi esercita la funzione Alfa?

La madre, che risponde ai segnali del bambino dando un senso a ciò che egli prova; l'analista, osserva Bion, che aiuta il paziente a comprendere ciò che non sa di sapere. Ma anche ciascuno di noi, se consapevole di ciò che prova ed è in grado di riflettervi. Come non era in grado di fare il giovane "paysan" Valjean, consapevole dei suoi sentimenti ma non abituato a riflettere. E sarà il bagno penale a indurlo a riflettere, madre crudele che nutre nell'odio.

Alcuni poi, come il vescovo Myriel, sono in grado di riconoscere ciò che provano gli altri, di comprenderli e di intervenire per trasformare sentimenti come l'odio e il bisogno di vendetta.

"Un eroe, è qualcuno di straordinario, come Nelson Mandela. Un eroe, è qualcuno che combatte per la pace." ha detto Lassana, facendo riferimento a chi ha saputo per una nazione trasformare la rabbia in perdono, senza per questo ho negare le responsabilità.

Possiamo aggiungere qualcosa ancora: l'intervento del vescovo Myriel fa affiorare nell'ex carcerato "teneri ricordi infantili". Perché la grande differenza tra le solitudini di Valjean e di Javert è nell'esperienza infantile. L'uno ha vissuto l'infanzia e la prima giovinezza all'interno di una rete di rapporti, la famiglia, il paese. L'altro, nato in galera e figlio di un galeotto, che ha trovato la propria identità nella Legge al servizio della Autorità, non ha mai avuto qualcuno che di lui si preoccupasse o qualcuno di cui preoccuparsi.

Non possiamo non ricordare a questo punto l'importanza attribuita da Donald Winnicott al rapporto con la madre "sufficientemente buona" e "normalmente devota", le cui cure sono necessarie perché nel bambino possa svilupparsi "la capacità di preoccuparsi", e la capacità di essere solo.

Possiamo concludere allora nuovamente con le parole di Lassana che, ricevendo il passaporto francese e presentando il libro "Non sono un eroe", ha detto di voler diffondere tra i giovani un messaggio di speranza e "di parlar loro dei valori trasmessi dalla cellula familiare perché non diventino l'obiettivo di fondamentalismi di qualsiasi genere".

2 marzo 2016

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