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Memofest: una scommessa vinta

208 giovani attori per dieci rappresentazioni

Articolo di Francesco Tigran Di Maggio, direttore artistico del Festival.
 
Anno zero per il Memofest - Festival delle Buone Memorie, nato come una scommessa dopo il successo della Giornata della Memoria 2013, dove un gruppo di giovani attori provenienti da 12 licei diversi della Lombardia e dell'Emilia e di 14 origini etniche differenti si erano esibiti rappresentando “Quattro quadri teatrali per quattro Giusti”.

Un successo di critica e di pubblico davvero oltre ogni più rosea aspettativa. Oltre alla qualità delle produzioni (10 rappresentazioni in cinque sere) è stato sorprendente per gli stessi membri della giuria - diretta da Anna Maria Samuelli Kuciukian, membro della Commissione educazione di Gariwo, la foresta dei Giusti - il livello di preparazione dei giovani attori. Al punto che le scelte dei “best” per gli stessi giurati si sono rivelate molto complicate. 

La competizione, in realtà, è stata un pretesto per affrontare in modo impegnato ma sportivo un impegno che ha messo a confronto i 208 giovani attori (tra i 14 e i 24 anni) con testi di impegno sociale e civile. Ai premiati sono state assegnate le undici sculture lignee rappresentanti l'elefante, simbolo della memoria, arrivate direttamente da Cracovia, dove un artigiano yiddish, Maciej Manowiecki, le ha sapientemente modellate.

Grande protagonista del Festival è stato Václav Havel, a cui lo scorso 6 marzo è stato dedicato un albero al Giardino dei Giusti di Milano, i cui testi hanno aperto (complice la disponibilità del Centro Ceco diretto da Václav Sedy) e concluso il Festival. Un Festival che ha parlato anche di Argentina (dall'immigrazione calabrese alla terribile pagina dei desaparecidos con un ritratto del Giusto Calamai), di atti quotidiani di eroismo durante la Resistenza, di dissenso e protesta civile nel mondo della Cortina di Ferro, e ancora di rivolta alla massificazione e all'indifferenza con le parole di Ionesco e Gogol. C'è stato spazio anche per il futuro con un testo sperimentale (2043) scritto su ispirazione de La città delle donne di Fellini dal gruppo universitario Dinamoteatro di Pavia.

Fondamentale il supporto all'organizzazione di Ser Tea Zeit da parte del Comune di Milano che ha patrocinato la manifestazione e dei partner che hanno sostenuto questa scommessa - ora possiamo dire vinta - : oltre a Gariwo, la foresta dei Giusti, la fondazione praghese di Václav e Dagmar Havel Vize 97, la Havel Library di Praga, il Centro Ceco, il Consolato Onorario della Repubblica di Armenia a Milano, il Centro Italiano per lo Studio della Cultura Africana e Mediterranea, la Casa della Carità, il Centro artistico Alik Cavaliere.



Di seguito, i vincitori degli “Elefoscar”:
 
Miglior attore protagonista: FEDERICO QUATTRINI (2043 - La città delle/senza donne)

Premio speciale della Presidenza attore protagonista: LUCA ROSSI (Uscita di scena)

Miglior attrice protagonista: MARIA GRAZIA DI BENEDETTO (Le fave sono fave, i piselli sono piselli

Premi speciali della Presidenza attrici protagoniste: IRENE MARINELLI (La tredicesima ora)
SERENA FRONTINO (Uscita di scena)

Miglior cast: DINAMOTEATRO UNIVERSITARIA PAVESE (2043 - La città delle/senza donne)

Miglior attrice non protagonista: BIANCA RIMINI (Il naso)

Miglior attore non protagonista: PAOLO PAVESI (L'elefante)

Premio speciale Havel: GRUPPO 94 STRADELLA (Uscita di scena)

Miglior attore caratterista: EDOARDO PISATI (2043 - La città delle/senza donne)

Miglior attore debuttante: MATTEO MASTO (Le fave sono fave, i piselli sono piselli)

Miglior musica originale: SEBASTIANO PACCHIAROTTI (Il naso)

Miglior coreografia: MADELAYNE VALVERDE (Libertango)

Miglior soluzione scenica/scenografica: COMPAGNIA DELLE MEMORIE DEL LICEO VIRGILIO MILANO (L'elefante)*

* premio assegnato ma non ritirato da Associazione Angioletto per Il pane di Angioletto, consegnato al secondo gruppo in graduatoria

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