Il libro descrive il conflitto tra Azerbaigian e Armenia per il possesso della regione del Nagorno Karabagh: 30.000 morti e quasi un milione di sfollati tra azeri e armeni. Nell'estate del 1994 si giunge a un armistizio che sembrerebbe reggere tuttora, sebbene costantemente interrotto da singoli episodi di scambio di fuoco. Una pace armata, le forma più stabile di non belligeranza che si fonda sull'esperienza della guerra fredda e che, tuttavia, non può protrarsi all'infinito.
In una terra di conflitto, nella quale non esistono investimenti di tipo economico, né prospettive di ricostruzione, dove risulta quasi impossibile ogni sorta di approvvigionamento, in particolare quello energetico, Pietro Kuciukian si avventura in un diario di viaggio attraverso una delle più belle regioni del Caucaso, e ci racconta, non soltanto la storia di un paese insanguinato al centro degli interessi geopolitici mondiali, ma soprattutto la storia delle sue genti, che continuano a vivere in un conflitto irrisolto e troppo spesso dimenticato dai media.