Non più soggetti a dittatura sovietica, poco inclini a riconoscersi nella pur simile sorte del Nagorno Karabagh, (la cosiddetta “seconda” Armenia), gli abitanti del Giavakh non riescono ancora a integrarsi con la Repubblica Armena della quale si sentono parte solo in termini formali e burocratici. Il Giavakh è infatti un territorio scomodo, tra l’Armenia e il sud della Georgia, dove gli uomini sono ancora costretti a lottare per riuscire ad ottenere i diritti civili fondamentali.
Per questo l’autore chiama la regione del Giavakh, “terza Armenia”, a indicare la condizione di minoranza senza pari diritti che ancora una volta gli armeni si trovano a vivere nella loro storia tormentata. In queste terre di frontiera, le categorie della geopolitica risultano infatti insufficienti a districare il groviglio di tensioni e di conflitti latenti che serpeggiano nella difficile realtà dell’era post-sovietica.
Pietro Kuciukian, ancora una volta attraverso la letteratura di viaggio, ci racconta dunque la troppo spesso dimenticata storia di un paese in continua transizione e con essa la storia del suo popolo e delle sua affascinante cultura.