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La Santa Sede e la questione armena (1918-1922)

di Mario Carolla Mimesis, Milano, 2006

"'Gli affari dell’Armenia non sono consolanti: nel Caucaso si minaccia l’esterminio definitivo di tutti i superstiti armeni… è imminente una vera catastrofe finale specialmente dopo l’invasione bolscivista… voglia la S. Sede in qualche modo prevenire il disastro intervenendo energicamente ove le è possibile''. Così scrive il 27 maggio 1920 il Vescovo di Trebisonda Naslian alla Congregazione per le Chiese Orientali lanciando un appello accorato per la difesa del popolo armeno. È questo un breve brano di uno dei tanti documenti che circolavano nella fitta rete di rapporti diplomatici intorno alla questione armena all’indomani dello spaventoso genocidio del 1915 ad opera dei Giovani Turchi, durante la breve esistenza della repubblica armena indipendente dal 1918 al 1922. Mario Carolla propone un’interessante opera di carattere archivistico e storico nella quale ricostruisce la posizione diplomatica della Santa Sede. Si tratta di 125 documenti, quasi totalmente inediti, provenienti dall’archivio Segreto Vaticano, dagli archivi della Segreteria di Stato e della Sacra Congregazione delle Chiese Orientali. Senza la pretesa della completezza Carolla presenta molto chiaramente la posizione vaticana nei confronti del popolo armeno. La Santa Sede agì su più fronti cercando ogni tipo di appoggio possibile presso le potenze occidentali perché si potesse creare un’Armenia indipendente e potessero essere sostenute in maniera adeguata sia le popolazioni civili sia le comunità della grande diaspora seguita al genocidio del 1915. Contemporaneamente inviò in loco Visitatori Apostolici, prima padre Delpuch dei Padri Bianchi e successivamente monsignor Moriondo vescovo di Cuneo allo scopo di verificare direttamente la situazione del Caucaso e la possibilità di stabilire contatti diplomatici ufficiali con Armenia, Georgia e Azerbajdzan.

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