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La nuda verità. Il romanzo della vita offesa

di Lev Razgon L'ancora, Milano, 2004

“'Dimentica solo chi vuole dimenticare. Io non ho dimenticato nulla. E non voglio farlo'. Anzi Lev Razgon “sente il bisogno di raccontare almeno una parte del dramma che ha vissuto con la sua generazione” e sceglie di scrivere, di trasformare la propria 'vita offesa' in un lungo romanzo. Le pagine, quindi, raccolgono i ricordi, ma non si tratta di mera esposizione dei fatti: ogni episodio, ogni stadio della sua terribile esperienza è sviscerato e commentato nella ricerca tenace di risposte impossibili.
'Che cosa è successo? Com’è potuto accadere?'.
E sono interrogativi laceranti perché di fronte a quello che venne solennemente definito “il crepuscolo degli dei”, si genera il più diffuso smarrimento. Non esistono spiegazioni razionali. Il sistema dei valori viene completamente sovvertito e coloro che erano considerati eroi finiscono con l’essere additati come nemici. Così i giovani comunisti, fino ad allora convinti che chiunque avesse appuntata sulla divisa o sull’umile camicia ‘alla Tolstoj’ l’ordine della Bandiera rossa, fosse una vera e propria divinità, si ritrovano ad essere martiri di ripetuti stermini. È l’Unione Sovietica di Stalin e ben presto anche i più radicati idealisti finiranno col comprendere a proprie spese lo scarso spessore degli uomini politici dell’epoca: burattini nelle mani di un dittatore feroce e sanguinario. È l’Unione Sovietica dei Gulag e del più strano sistema giudiziario mai esistito, capace di fare milioni di vittime, perché a quei tempi 'processo e Codice penale costituivano soltanto piccoli ingranaggi del meccanismo delle repressioni, mentre imperava il famigerato «ordine extragiudiziario»”. “Stalin non scrisse né disse mai nulla contro la giustizia, lo spirito umanitario, la legge…Lui si limitava a dire una cosa e a fare l’esatto contrario'.
Ed è l’inferno con Razgon che non ci risparmia nessuno dei suoi protagonisti come in una lenta discesa nei vari gironi tra carcerieri e compagni, riuscendo ad evidenziare a dovere la profonda distanza fra loro, giacchè non tarda a capire che le guardie non hanno più nulla di umano".

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