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Esercizio di libertà

la riflessione di una studentessa

Con una grande partecipazione e con una sala gremita di studenti si è conclusa l'iniziativa La buona memoria. Gli studenti protagonisti, l'appuntamento di Gariwo per la celebrazione della Giornata della Memoria 2013.


Vi proponiamo di seguito la riflessione di Caterina Castiglioni, una giovane studentessa del Liceo Volta di Milano presente ieri all'Auditorium San Fedele, sul significato del termine "libertà" e sull'importanza della memoria.



Libertà. Oggi all’Auditorium San Fedele questa parola mi ha colpito. Forse perché è molto simile a ciò che fa fare il nostro professore di filosofia, un “esercizio di pensiero”; forse perché è stata pronunciata da un grande uomo; forse semplicemente perché oggi ne ho capito il senso. 

Per celebrare la Giornata della Memoria la classe ha partecipato ad uno spettacolo organizzato da Gariwo, una associazione che promuove la memoria di persone che hanno fatto del bene per l’umanità parlando di loro e piantando alberi in loro onore. È stato molto particolare rispetto alle altre Giornate della Memoria a cui ho partecipato, perché non c’erano sopravvissuti ai campi di concentramento, ma ragazzi. I ragazzi interpretavano uomini grandi, che hanno saputo sfruttare la loro posizione sociale per salvare molte persone. Queste persone erano Fridtjof Nansen, Dimitar Peshev, Václav Havel e Samir Kassir; uno scienziato norvegese, un parlamentare bulgaro, un presidente ceco e un giornalista libanese. 


Lo spettacolo è stato molto più toccante degli altri a cui avevo assistito perché mi ha fatto pensare a quanto il male sia mutevole; non ho ricordato le cose atroci che sono successe in un preciso momento storico, che possiamo dire superato, non ho ricordato atti spregevoli, ma ho conosciuto la forza di uomini che hanno combattuto per la libertà da diverse forme di “male”. Per una volta ho riflettuto sulla mia posizione, che ora, grazie ad Internet e ad una migliore democrazia, è più vicina a quella dei personaggi conosciuti oggi che ai deportati.


Ovviamente io non sono nella loro condizione, non subisco proibizioni dal governo o non devo decidere la sorte di uno stato intero. Però, per citare una frase sentita questa mattina ho una responsabilità nei confronti del presente; in piccolo sono chiamata ogni giorno a scegliere, a prendere una posizione. E io mi sento piccola piccola. Ma proprio piccola, quasi minuscola, perché mi rendo conto che di fronte a delle persone così importanti non sono nulla. Anzi, valgo poco anche di fronte a persone che hanno fatto molto meno di loro. 


Un giorno, mentre andavo in un locale di sera con i miei amici, un ragazzo che era sul tram insieme a noi è stato picchiato da un altro che l’ha minacciato con un coltello per avere il portafoglio. Non mi è venuto in mente di chiamare la polizia. Non so perché, ma non mi è proprio passato neanche per la mente. Siamo scesi dal tram alla prima fermata lamentandoci che il mondo fa schifo, ma non abbiamo fatto nulla. È così scontato che la polizia non li avrebbe trovati? O forse è scontato dire che abbiamo una concezione sbagliata di ciò che è giusto, che non ci rendiamo conto di quello che possiamo e dobbiamo fare?
Mi sono delusa. I miei genitori, che sono indietro (o forse avanti a questo punto) di una sola generazione rispetto a me, mi hanno chiesto subito se avevo chiamato la polizia o i carabinieri; per i miei nonni invece credo sia quasi inconcepibile che un diciottenne ne picchi un altro davanti a tutti al sabato sera per "tirare su" 70 euro, ma quello che dicono ”è diverso” perché vengono da un’altra situazione. Eppure forse la situazione era diversa perché loro erano altri rispetto a noi. 


Ci lamentiamo perché mancano persone che siano un buon esempio per i ragazzi, perché i politici sono corrotti, perché non ci sono più valori, e poi siamo i primi che restano immobili anche davanti alle cose più banali. Ci nascondiamo dietro ad un dito perché non abbiamo la voglia e la forza di vivere la libertà che persone prima di noi hanno conquistato a caro prezzo.
Le storie di questi grandi sono troppo recenti per essere ignorate, perché il loro tempo potrebbe essere anche ora. Potrebbe essere in Siria, in Uganda e in altri mille Paesi. Questa giornata è stata un primo passo per riflettere, per cambiare. 
Forse un esercizio di pensiero può diventare un esercizio di libertà. 

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