È proprio vero. La vicenda del Giardino dei Giusti di Milano, situato al Monte Stella (e non la vicenda del Monte Stella) è emblematica per molti versi, come ha scritto su Repubblica Tomaso Montanari. Ma per altri versi.

Per l’accanimento con cui si cerca di fermarne la riqualificazione, con bugie e cattiverie degne di miglior causa. Per le contraddizioni che il fronte del no rivela su tanti punti: quando prima si appella alla Soprintendenza alle Belle Arti, il cui parere tuttavia non era dovuto, e ora insinua chissà quali pressioni indebite per averne avuto parere positivo; quando chiede che il Giardino dei Giusti venga spostato ai margini della “Montagnetta”e poi ne rivendica la difesa definendolo “bellissimo”contro chi ne chiede la riqualificazione dopo averlo fondato e fatto crescere in questi anni. Per una malintesa democrazia che scambia il confronto con i cittadini con i processi sommari di altri, tristi tempi. Per l’incredibile confusione tra funzione pubblica, ruolo e articolazioni della società civile, interessi privati di tipo commerciale, con paralleli senza senso (Gezi Park di Istanbul o il Colosseo), che denunciano solo la cecità ideologica di chi deve essere a tutti i costi “contro”: una posizione purtroppo ormai molto di moda, rivendicata con toni artatamente allarmati e descrizioni tanto catastrofistiche quanto inverosimili.

Sul progetto di riqualificazione (e non di ampliamento!) del Giardino, che l’arch. Valabrega ha più volte rivisto per venire incontro alle richieste di modifica, fino alla stesura definitiva concordata con la Soprintendenza, abbiamo già ampiamente risposto a tutte le obiezioni, sia procedurali che di merito.

Ora assistiamo a un assedio concentrico su altri fronti, in particolar modo sull’educazione. Si sa che il valore dei Giusti consiste nel messaggio morale di cui sono portatori, e che i primi destinatari, e i più sensibili, sono i giovani. L’esigenza di adeguare il Giardino a questa funzione viene scambiata per volontà di spettacolo, con eventi, cartelloni, modello televisivo, pretese di indottrinamento. La risposta migliore la possono dare coloro che hanno sperimentato il modello educativo “Giardino dei Giusti”, e proprio al Monte Stella: gli insegnanti con i loro studenti, che partecipano a centinaia alle visite guidate, che affollano ogni anno con entusiasmo ed emozione le cerimonie per la Giornata europea dei Giusti. La prof.ssa Bianco (Liceo Linguistico di Bollate) scrive a Gariwo per sostenere, con il progetto, la didattica: “Gli studenti che hanno partecipato alla vostra iniziativa durante l’anno scolastico 2014-2015 hanno considerato questa esperienza un momento molto importante nel loro percorso formativo e molto emozionante per la loro crescita personale”.

Decine di scuole, dalla primaria al liceo, sono protagoniste di questo percorso. E non giungono solo dalla città, ma anche dall’hinterland e da altre province, persino da altre regioni. La maestra Bellotti (Istituto Comprensivo di Fino Mornasco), dice, riferendosi ai suoi piccoli allievi: “In questo luogo straordinario le loro emozioni e le loro scoperte trovano una sintesi. Per questo sono d’accordo con il progetto dell’architetto Valabrega perché anche in questo modo si rende onore ai Giusti creando per loro un luogo dignitoso e per i ragazzi un luogo di riflessione. I giovani hanno bisogno di segni e simboli ed in particolar modo di luoghi dove si celebra la memoria del Bene”.

Forse queste parole renderanno meno incomprensibile anche a Tomaso Montanari l’approvazione della Soprintendenza, che rileva nel progetto, “non ultimo aspetto, l’enfatizzazione di un luogo deputato alla memoria coerente con il significato storico del Monte Stella”. Con buona pace dei detrattori e dei complottisti.