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"Il 2015 è stato un memoriale internazionale"

Pietro Kuciukian nell'anniversario dell'indipendenza armena

Il monte Ararat

Il monte Ararat

Il 21 settembre 1991 la Repubblica d'Armenia dichiarava la sua indipendenza dall'Unione Sovietica.
Nel 24 esimo anniversario di questa ricorrenza, vi proponiamo l'intervento del Console onorario d'Armenia in Italia, Pietro Kuciukian, tenuto alla Casa armena di Milano

Porto i saluti particolari dell’Ambasciatore della Repubblica di Armenia S.E. Sarkis Ghazaryan, impegnato a Roma.

Ringrazio prima di tutto il Corpo Consolare, le autorità civili cittadine, i rappresentanti del Parlamento italiano che ci onorano della loro presenza, il rappresentante della Chiesa armena in Italia, tutti i connazionali e gli amici italiani.

Festeggiamo oggi il 24° anniversario dell’Indipendenza della Repubblica d’Armenia. Era il 21 settembre del 1991.

Ho scelto ancora una volta di festeggiare l’Indipendenza della nostra Repubblica qui, nella Casa Armena di Milano, fondata dai nostri padri, sorretti dalla determinazione a mantenere in vita l’identità della nazione armena. Erano pochi sopravvissuti al genocidio del 1915, giunti in Italia dopo avere perso tutto. Sui loro passaporti e lasciapassare era stampato: Pas possible le retour. Hanno saputo ricominciare, costruire un futuro per sé e per i figli, guadagnarsi stima e rispetto. In quegli anni i nostri padri sono anche riusciti a fare erigere una Chiesa armena a Milano, hanno fondato l’Unione degli Armeni d’Italia, l’Unione culturale, l’Unione di Beneficenza Armena, l’Unione sportiva e altre associazioni.
Quest’anno è particolarmente importante essere qui, nella “nostra casa“, perché ricorre il centenario del genocidio perpetrato nel 1915 dal Governo dei Giovani Turchi.

Doveva esserci fra noi la nota scrittrice Antonia Arslan, ma proprio oggi è dovuta andare in Sardegna per ricevere un ennesimo prestigioso premio. Era affidato a lei il compito di ricordare brevemente l’anniversario del genocidio. Lo faccio ora io, in sua vece.

Dopo la commemorazione di Papa Francesco del 12 aprile scorso, le barriere al riconoscimento del più tragico evento con cui ha avuto inizio il XX secolo, sono crollate in molte nazioni. Tutto il 2015 è stato un vero e proprio “memoriale internazionale”. E colgo l’occasione per ringraziare le istituzioni cittadine di Milano e della Lombardia, il primo cittadino, il sindaco Giuliano Pisapia, il consiglio comunale e il suo presidente Basilio Rizzo per il supporto dato agli eventi armeni cittadini e al Giardino dei Giusti del Monte Stella nel quale ogni anno si onorano, tra le altre, le persone che hanno salvato e aiutato gli armeni prima, durante e dopo il genocidio; ringrazio i rappresentanti delle università, i responsabili dei centri culturali, religiosi e le comunità che ci hanno ospitato e continuano a ospitarci per far vivere e far conoscere la nostra storia e la nostra cultura.

Il tabu del genocidio armeno portato avanti per 50 anni era già crollato in Armenia nel 1965. Il 24 aprile di quell’anno, ricordando le parole di Talaat Pascià che aveva dichiarato che dopo cinquant’anni non ci sarebbe più stato un solo armeno sulla terra, i giovani di Yerevan, rompendo le rigide leggi sovietiche sugli assembramenti, si sono ritrovati ai piedi della collina che oggi ospita il monumento al genocidio, manifestando a gran voce: “Siamo vivi”!
Da quel giorno l’Armenia (3 milioni), assieme alla numerosa diaspora nel mondo (quasi 8 milioni), non ha smesso di portare avanti il riconoscimento di quell’infausto evento.

Sono convinto che la forza della conoscenza farà cadere l’ultima barriera del negazionismo e che la verità storica si farà strada rafforzando l’impegno di prevenzione di tutti genocidi, anche di quelli attualmente in corso.

Credo di interpretare i sentimenti di tutti noi, sottolineando il fatto che le scene dei rifugiati di questi giorni ci riportano al dramma dei nostri padri che non sentiamo lontano. Per noi sembra ieri!

Oggi, in seguito alle tragiche vicende delle guerre in Medio Oriente, molti armeni che vivevano in pace nelle comunità di Siria, si sono rifugiati in Armenia; anche molti yazidi, braccati negli stessi luoghi che hanno visto lo sterminio degli armeni, hanno trovato ospitalità in Armenia; è di pochi giorni la notizia che a Yerevan è stata aperta una scuola per gli yazidi che parlano curdo; vi sono una radio e un giornale per le comunità dei rifugiati.

L’identità culturale assieme a quella religiosa ci ha tenuto in vita nei secoli. Tramandare e far conoscere la nostra cultura è uno degli obiettivi di tutte le comunità armene in diaspora e in patria. Nelle università di Yerevan vi sono molti studenti armeni, ma anche di altre nazioni. Molti istituti di cultura in Armenia fanno conoscere l’Italia e la lingua italiana è insegnata in alcune università. L’Italia è una nazione da sempre molto amata dagli armeni, anche per le buone relazioni fra i due Paesi che risalgono a 2000 anni fa.

Oggi l’Armenia a livello economico è in ripresa, dopo anni di difficoltà. Abbiamo ricevuto aiuti prima di tutto dal maggior partner economico e commerciale costituito dalla Federazione Russa, ma anche dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti, dalla Cina e dall’Iran. Il PIL aumenta, grazie al lavoro dei nostri compatrioti. Il turismo cresce di anno in anno e al primo posto abbiamo la presenza degli italiani.

Il cammino percorso e da percorrere non è privo di ostacoli. Ma grazie alla resistenza del nostro popolo, l’Armenia si è rafforzata nella sua identità culturale e politica e oggi è in grado di affrontare con più energia le sfide del mondo contemporaneo.

Pietro Kuciukian

Analisi di Pietro Kuciukian, Console onorario d'Armenia in Italia e cofondatore di Gariwo

21 settembre 2015

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