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Il "miracolo" di Lassana Bathily

di Gabriele Nissim

Lassana Bathily a Vercelli

Lassana Bathily a Vercelli

Come si può arrivare a una fusione di orizzonti tra persone con percorsi, culture e religioni diverse? È uno dei grandi temi proposti da Zygmunt Bauman nel suo libro Conversazioni su Dio e sull’uomo, e il problema fondamentale che si deve affrontare oggi per giungere a un dialogo e a una condivisione di valori con la marea montante dei migranti che giungono in Europa - e con la sempre più grande presenza di cittadini di fede musulmana in Europa. Due sono le grandi questioni. In primo luogo il dialogo non può avvenire in astratto, confrontando tesi diverse come se si trattasse di fare un dibattito sulle pagine culturali dei giornali, o in una accademia per sviscerare chi è più vicino alla verità. Sarebbe per esempio ridicolo immaginare che mussulmani, ebrei e cristiani si possano ritrovare in una religione comune. Ogni credente continuerà a essere convinto che la sua fede sia quella migliore.

È invece solo attraverso la condivisione di un’esperienza comune attorno a dei compiti precisi o a delle sfide della vita politica e sociale che le persone possono mettere alla prova i loro differenti punti di vista, scoprire così i punti di contatto e avvicinarsi ad una unità di intenti.

In secondo luogo è importante lavorare per superare le barriere mentali che ci impediscono di capire le culture degli altri.

“I pregiudizi dell’individuo sono costitutivi della sua realtà storica più di quanto lo siano i suoi giudizi”, osservava Hans-Georg Gadamer.

Dunque si tratta sempre di accettare la prospettiva di mettere in discussione se stessi di fronte alla verifica che ci viene dalla realtà e dalle sollecitazioni dei nostri interlocutori.

Martin Buber distingue due tipi di incontri, usando dei sinonimi che nel vocabolario tedesco esprimono una diversa angolatura di queste esperienze: la Begegnungen,che porta a ricercare un percorso comune dove ognuno è aperto a scoprire il diverso ed è animato da un sincero spirito di comprensione e la Vergegnungen, dove invece nell’incontro si vede l’altro come un avversario e ognuno, come spesso accade oggi su Facebook, vuole soltanto imporre la propria verità. È quanto per esempio si vede nei talk show televisivi, dove non si vede mai nessuno cambiare idea e dare ragione al proprio interlocutore.

Un grande esempio di una riuscita fusione di orizzonti sul tema difficile dell’accoglienza ai migranti e della questione del terrorismo fondamentalista lo hanno realizzato con grande intelligenza a Vercelli le professoresse Carolina Vergerio e Patrizia Pomati nell’istituto comprensivo B. Lanino.

Come infatti riuscire a far superare i pregiudizi che portano a vedere nei musulmani i portatori di una religione ostile e pericolosa e quindi impedire che i migranti di religione musulmana possano sentirsi colpevolizzati per le azioni dei terroristi? Come creare un fronte comune nella lotta al terrorismo che non sia vissuto dai musulmani come un dovere imposto e non sia utilizzato come pretesto per una chiusura nei confronti degli extracomunitari?

L’insegnante della scuola ha avuto un’idea straordinaria. Nessuno in Italia ci aveva mai pensato prima.

Ha invitato a Vercelli Lassana Bathily, il giovane maliano che durante gli attentati al supermarket kosher di Parigi mise in salvo alcuni clienti ebrei che stavano per essere sopraffatti dalla furia omicida dei terroristi, e lo ha chiamato a raccontare la sua storia, prima davanti agli studenti e a genitori della scuola media e poi, in serata, nel grande salone della Basilica Sant’Andrea davanti alla popolazione e alle comunità musulmane.

L’arrivo di Lassana ha così sorpreso tutti.

I ragazzi lo hanno accolto come se nella loro scuola fosse entrato un cantante famoso o un idolo di una squadra di calcio e gli hanno dedicato un albero nel Giardino dei Giusti dell’Istituto. Hanno fatto decine di selfie con i loro cellulari, per mostrare con orgoglio agli amici che avevano avuto la fortuna di passare una mattinata con l’eroe musulmano di Parigi.

I genitori degli studenti hanno preparato un grande cous cous nell’atrio della scuola per mostrare il loro spirito di accoglienza.
Gli extracomunitari del paese hanno partecipato all’incontro e si sono identificati con l’impiegato del supermarket di Parigi.
“Vogliamo essere un eroe come te”, gli hanno detto nel corso dell’assemblea.
La gente che lo ascoltava nella sala ha guardato con occhi diversi tutti i musulmani presenti.
Mohamed Hajiib ha annunciato che la sua organizzazione Partecipazione e spiritualità musulmana avrebbe indetto nei giorni seguenti una riunione per denunciare il terrorismo, invitando tutti a partecipare.

Come spiegare questo miracolo che ha creato una unità di intenti tra le diverse anime culturali del paese? Sono bastate le parole semplici e chiare di Bathily.

“Ragazzi, quando mi chiedono dell’Islam rispondo che il Dio è uguale in tutte le religioni. Perché ho salvato i clienti ebrei? Non ho mai un momento di esitazione, quando penso che bisogna fare una cosa giusta. A Parigi sono stato fortunato, perché quando sono arrivato dal Mali e non avevo né un lavoro, né una carta d’identità, un poliziotto che mi aveva fermato per strada mi ha indicato un’organizzazione che mi poteva aiutare. La gioia più grande l’ho avuta quando mi ha telefonato il presidente Hollande e mi ha comunicato che avrei ricevuto la cittadinanza francese.”

I ragazzi di Vercelli hanno così capito che Bathily, musulmano del Mali, era uno di loro.

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

30 maggio 2016

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