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​Il San Silvestro di Colonia

Fatti e interpretazioni

Le proteste a Colonia

Le proteste a Colonia

I fatti della notte di San Silvestro a Colonia, riportati sui giornali tedeschi dal mattino di lunedì 4 gennaio e su quelli italiani dal giorno successivo, hanno scatenato rapidamente le polemiche politiche più disparate. La classe politica tedesca ha limitato le strumentalizzazioni agli abusi sessuali subiti da decine di donne per opera di un gruppo di uomini in maggioranza di origine maghrebina, concentrandosi soprattutto sul problema centrale: l’inefficacia delle forze dell’ordine. Malgrado le manifestazioni di sabato organizzate da Pegida (il partito anti-islamista) e da “Pro Koehln”da una parte, e quelle antirazziste dall’altra (che la polizia ha deciso di sospendere dopo alcuni scontri), la gestione di questa crisi sociale è apparsa subito rientrare nell’alveo dello Stato di diritto e non è sfociata in prese di posizioni particolarmente estremiste e strumentali.

Lo Stato di diritto prevede che le norme giuridiche siano chiare e, soprattutto, che le leggi vengano fatte rispettare da tutti, senza distinzione alcuna. Questo spiega il repentino sollevamento del capo della polizia di Colonia (spedito in pensione anticipata), colpevole di non aver fatto rispettare pienamente le leggi. Questo spiega anche la meditata e per certi versi tardiva presa di posizione di Angela Merkel, intervenuta solo il 7 gennaio per riaffermare il rimpatrio di quegli stranieri che si sarebbero macchiati di reati in Germania. La Cancelliera si è limitata a sottolineare l’esigenza del rispetto delle leggi previste dallo Stato di diritto tedesco, che non sono “certe” per tutti coloro che non ne fanno parte (come, nel caso specifico, i richiedenti asilo che si fossero macchiati di reati sul suolo tedesco).

Anche in Germania imperversa la polemica mediatica sulla politica di accoglienza troppo “generosa”, soprattutto in quei Laender (Stati federali) più colpiti dall’afflusso di profughi e disperati provenienti dalla rotta balcanica (come la Baviera). Ma è sintomatico come il principale quotidiano tedesco (la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”), che non può essere certamente tacciato di adottare una linea politica di sinistra, si sia soffermato soprattutto su un paio di problemi cruciali per la società tedesca e, forse, quella europea: l’ordine pubblico e il processo d’integrazione. Non si è ricorso al tipico uso della sineddoche politica: una parte (ancorché infima) vale per tutti (per la destra, tutti i maschi islamici sono stupratori, per la sinistra tutti i maschi possono esserlo). Ma si è cercato di affrontare il tema rimanendo aderenti ai fatti.

I fatti

I fatti accertati dalla polizia, a oggi 11 gennaio, sono questi. Alcuni gruppetti di uomini, per lo più di origine nordafricana o araba, avrebbe commesso abusi sessuali di varia entità verso le donne nella piazza antistante la stazione ferroviaria di Colonia durante la notte di San Silvestro. Nel quaranta per cento dei casi delle denunce (su un totale di 516) si tratterebbe di molestie o abusi sessuali anche gravi. La polizia di Colonia ha identificato sinora poco più di trenta di sospetti, di cui una ventina sarebbero uomini richiedenti asilo. Non è chiaro se questi ultimi siano coinvolti negli abusi sessuali oppure in reati contro la proprietà. Non è neanche chiaro se l’azione sia stata concertata oppure no, né se ci sia un legame tra i fatti di Colonia e le denunce sporte nei giorni successivi a Düsseldorf e ad Amburgo.

…e le loro “interpretazioni”

Il dibattito più serio sui giornali tedeschi si è incentrato soprattutto sul problema sociale dell’integrazione maschile e sul tema delle forze dell’ordine. Paradossalmente, è l’uomo e non la donna al centro dell’interesse culturale: le reticenze o le ambiguità degli uomini “tedeschi” e l’aggressività di quelli originari da altre luoghi e appartenenti a ceti sociali medio-bassi. Cosa hanno fatto gli uomini “tedeschi” di fronte a questi abusi? Erano in piazza oppure no? Perché la polizia non è intervenuta in maniera energica? Perché i giovani uomini dei ceti più bassi hanno sfogato la loro frustrazione in questo modo, sulle donne “tedesche”? In altre parole, quali modelli si stanno impartendo e imponendo sulle nuove generazioni?

Il dibattito politico-strumentale sugli immigrati non poteva non mancare. Le difficoltà politiche della Merkel, accusata da pezzi consistenti del suo partito o dai suoi alleati bavaresi di non avere più il polso della situazione, sono evidenti. Le manifestazioni di Colonia e alcuni atti riprovevoli avvenuti nei giorni successivi hanno “fatto notizia”. Né, d’altro canto, poteva mancare un dibattito sulla visione della donna nel mondo islamico. Sui media italiani, infatti, maggiore risalto è stato dato proprio alla donna, “merce di scambio” di tutta questa ignobile vicenda. Alcuni opinionisti hanno accusato gli islamici di essere stupratori di massa (un po’ come succedeva nella vignettistica antisemita europea di nazistica memoria, quando l’ebreo appariva come colui che seduceva, pervertiva e “rubava” le donne altrui), altri hanno tentato di difendere gli immigrati sostenendo che “così fan tutti” (cioè che anche in Italia esisterebbe un innato problema di genere, soltanto temperato dalla legge sul c.d. femminicidio ecc.). La voce femminile si è divisa fra chi ha accusato le “benpensanti” di ignorare il tema della visione della donna nella cultura islamica o chi ha tentato di difendere la donna generalizzando sui crimini storici e “ontologici” degli uomini.

Che fare?

In questa gran confusione mediatica vanno segnalate le parole del sindaco di Colonia Henriette Reker, che ha consigliato alle donne di stare “a distanza di braccio” dagli sconosciuti. Questa espressione, interpretata in modo più o meno ironico dagli operatori dell’informazione e dai social media, è la cifra di quella che è la situazione tedesca in questo momento: si è persa la giusta misura delle cose. Sappiamo che la storia tedesca è fatta di grande responsabilità, di freddezza e di organizzazione, ma anche di esplosioni improvvise e irrazionali quando l’eccezione non rientra più nella regola. Vedremo come e quanto la società multietnica tedesca (dove vivono oltre cinque milioni di immigrati musulmani) saprà reagire a quello che alcuni giornali hanno definito in termini monetari (non senza ironia) come “stress test” della politica di accoglienza della Merkel.

Analisi di

12 gennaio 2016

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