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Il valore di un Giardino dei Giusti a Varsavia

intervento di Zbigniew Gluza

Il Parlamento Europeo, decidendo di dare all’idea di Giusti un valore universale in tutto il territorio dell’Unione, ha voluto sottolineare quei valori in cui si possono ritrovare tutti gli uomini che, pur appartenendo a nazioni, confessioni e concezioni della vita diverse, considerano i diritti dell’uomo più importanti delle ragioni delle nazioni o delle ideologie. Il 6 marzo, Giornata Europea dei Giusti, è l’occasione per riflettere su chi dobbiamo ricordare quando ripensiamo alle terribili esperienze del XX e del XXI secolo, che però non sono riuscite a distruggere totalmente la bellezza e la bontà dell’uomo.

L’idea perseguita dal comitato italiano GARIWO di creare nel mondo una rete di Giardini dei Giusti, che rendano omaggio alle figure di coloro che hanno difeso la dignità e la vita di altri uomini durante i regimi totalitari o durante gli stermini di massa (come in Armenia, Cambogia, Ruanda), ha trovato dei sostenitori anche in Polonia. Nella Casa di Incontri con la Storia di Varsavia, l’energia dei promotori italiani ha incontrato la disponibilità di persone convinte dell’enorme valore che ha ricordare le figure di quanti si sono opposti alle ingiustizie durante le dominazioni di totalitarismi che hanno combattuto l’uomo in modo violento.

Qualcuno, forse, potrà stupirsi scoprendo che questa idea sia nata e sia stata diffusa – fino a giungere alla deliberazione del Parlamento Europeo – da un movimento di base, non istituzionale, ma così è accaduto in Italia, così è accaduto in Polonia, e di certo sarà così anche in altri paesi. I Giardini dei Giusti nascono da chi vuole occuparsi dei Giusti in prima persona, senza l’obbligo di un decreto, ma è importante che la determinazione di associazioni nate dalla base ottenga l’appoggio delle istituzioni, incontri il favore dell’Unione Europea e degli stati membri, rimanendo, però, sempre un’iniziativa dal basso.

Il Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia che oggi prende su di sé la responsabilità del Giardino che sorgerà nel quartiere di Wola ha avuto fin dal suo inizio un patrono ufficiale. Il Premier Tadeusz Mazowiecki, durante la prima Giornata Europea dei Giusti il 6 marzo 2013, ha avuto il ruolo di mentore di questa iniziativa, pur senza limitarne il carattere dal basso. Ha presieduto il Comitato per poco più di sei mesi, e dopo la sua morte nell’ottobre del 2013 è divenuto il simbolo di questa idea sia dal punto di vista organizzativo, attraverso le sue parole, che etico, attraverso quanto ci ha testimoniato con il suo comportamento nei momenti più critici del XX secolo.

Nell’Europa Centro Orientale il valore universale dei Giardini dei Giusti ha un significato particolare, “regionale”: per settant’anni (dal 1917) queste terre hanno sperimentato gli esiti della nascita, dell’apogeo e della caduta di due ideologie totalitarie. Esse – ispirandosi reciprocamente e, e per due anni, addirittura alleandosi – hanno dato vita ad un modello compiuto di male eretto a  sistema, nel quale l’uomo non solo doveva perdere ogni diritto, ma più in generale doveva perdere la propria ragion d’essere, in questo mondo, che faceva dell’ingiustizia il proprio principio, il comportamento dei Giusti era un’indicazione fondamentale per tracciare la strada da percorrere.

L’idea di rendere omaggio alle “figure del bene” è la naturale ispirazione del Giardino dei Giusti di Gerusalemme, sorto per volontà di Moshe Bejski per ricordare quanti avevano portato soccorso agli Ebrei durante la Shoah, infatti l’Olocausto è divenuto la misura estrema del male generato da decenni di ideologia. Anche il comunismo, almeno nel periodo del Grande Terrore non si è discostato dalle tendenze genocidarie dei totalitarismi, tuttavia la ferrea determinazione dei nazisti di distruggere gli Ebrei ha portato l’umanità al limite dell’autodistruzione ed è più facile, quindi, definire la forma del bene quando si è davanti ad una così evidente negazione della natura umana.

Gli Ebrei rendono omaggio ai Giusti fra le Nazioni con grande gratitudine, e il Giardino di  Gerusalemme è un modo per  ringraziare le figure del passato,  è un gesto di gratitudine degli uomini di una nazione ferita verso quei pochi uomini di altre nazioni che hanno porto loro la mano. Questa azione di Israele con il tempo è divenuta sempre più visibile e si è così radicata nell’immaginario collettivo che il concetto di Giusto ha assunto un significato più universale, ed oggi in qualche modo è divenuto la pietra di paragone dell’umanità di una persona. Il Parlamento Europeo con la sua decisione del maggio 2012 non ha trasgredito la regola di Israele, ma – facendo riferimento ad essa – ha affermato un principio sovranazionale che può assumere un valore universale. In tal modo i nuovi Giardini saranno un esempio per gli uomini di oggi.

Nel Giardino di Gerusalemme ci sono i nomi di tutti coloro che vi hanno meritato un posto. Nel Giardino di Varsavia, come nel primo Giardino, quello di Milano vengono scelte alcune figure. Non si tratta di creare un Pantheon o di elencare “tutti coloro che ne sono degni”, ma di indicare delle figure il cui comportamento, per il contesto in cui si sono svolti gli eventi e per il carattere dei loro gesti, è un modello da seguire e un punto di riferimento per la coscienza collettiva. Il Comitato di Varsavia, che prende le sue decisioni sulle persone da onorare in modo del tutto indipendente, ha deciso di non volere prendere in esame tutta la biografia di una persona, ma appunto i gesti, o un gesto, in particolare, altrimenti saremmo caduti facilmente nel baratro di una sorta di processo di “lustrazione”, non potendo trovare nessuno che nella sua biografia non abbia qualche macchia, e sarebbe stata una strada che non ci avrebbe portato da nessuna parte, poiché non indichiamo degli essere celesti, ma degli uomini.

Inoltre, non intendiamo mettere nessuno davanti ad altri: i “nostri” Giusti non sono migliori di altri Giusti, non c’è nessuna corsa per la gloria, e in fondo non sono importanti per se stessi, ma sono uno specchio in cui in modo più evidente si riflette il male cui hanno cercato di opporsi, il male non solo del nazismo e del comunismo, ma anche di altre dittature criminali che hanno dominato il mondo in “una storia senza fine”, così come vediamo oggi nella Russia post sovietica.

Il Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia non si considera un areopago che ha il diritto assoluto di giudicare. Siamo un gruppo di persone che si è assunto la responsabilità di realizzare un compito e desidera farlo al meglio senza per questo pensare di avere la verità assoluta. Discutiamo fra di noi e cerchiamo un accordo, ma siamo anche pronti ad un dialogo più ampio per quanto riguarda i criteri secondo cui indicare i Giusti, però è necessario che siamo tutti convinti che nel Giardino devono essere presenti coloro la cui azione serve alla costruzione della comunità e per questo meritano il nostro omaggio.
L’idea dei Giusti ha già convinto molte persone, ambienti, istituzioni (come il Museo della Storia Polacca e la Casa di Incontri con la Storia che hanno preso l’iniziativa di preparare questa pubblicazione). Il Giardino che sorgerà grazie a loro non ha solo lo scopo di onorare i sei Giusti di quest’anno, e quelli per cui saranno pianti gli alberi negli anni a venire. L’elemento più importante è sollecitare una riflessione in questo angolo della nostra città così duramente provato dalla storia: ognuno dei Giusti qui ricordati si è opposto al male e ognuno di loro è una speranza anche di fronte ad una possibile recidiva del male.

Zbigniew Gluza, Presidente del Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia e presidente della Fondazione “Karta”

Analisi di

3 giugno 2014

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