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Gariwo Magazine

Un gesto che vale per tutta l’umanità

Una riflessione di Anna Maria Samuelli

Cari colleghi, 

scelgo di salutarvi prima della pausa estiva, sottolineando l’evento della nascita di un Giardino dei Giusti a Tunisi, il primo in un Paese arabo di fede islamica.

Stiamo vivendo giorni difficili. Aggrediti quasi quotidianamente da immagini di violenza sentiamo di essere giunti alla globalizzazione dell’odio e del fanatismo ideologico. Si tocca con mano il disprezzo per la vita umana, sacrificata e tolta con atti che aprono scenari di orrore che pensavamo irripetibili, chiusi nei libri di storia. Questa è invece la nostra storia, la nostra contemporaneità sulla quale dobbiamo aprire lo sguardo e agire.

Grazie allo sforzo immenso del nostro presidente, Gabriele Nissim, il 15 luglio Gariwo inaugura il primo Giardino dei giusti in Tunisia, il Paese che cerca, tra grandi difficoltà, di ricostituire una dimensione di vita sociale dove politica e religione siano divise.

È nostro compito sostenerlo. Lo facciamo onorando i Giusti musulmani, uomini che hanno sacrificato la vita per dire no all’odio, che hanno rischiato la vita per salvare altri uomini, che sono morti per non tradire i valori della solidarietà e dell’amicizia. Su tutti l’esempio straordinario di Faraaz Hussein, lo studente di vent’anni risparmiato in un primo tempo perché conosceva a memoria i versetti del Corano, ma assassinato poi brutalmente per avere scelto di non abbandonare le amiche, per non lasciarle sole nelle mani dei carnefici.

Molte volte gli studenti al Giardino di Monte Stella, davanti agli alberi e ai cippi dei Giusti si interrogano sul coraggio necessario all’azione, alla scelta di dire no al male. Avvertono che c’è un mondo interiore che custodisce “qualche cosa”che in certi momenti prende vigore, ti fa vincere la paura, ti porta a compiere determinati atti “per l’altro”, uguale a te.

Il giusto compie per l’altro un gesto che vale per tutta l’umanità.

La nostra fiducia nell’uomo è oggi messa a dura prova dall’estremismo fanatico, ma anche dall’egoismo e dall’indifferenza, da uno stile vita in cui dominano l’individualismo, la chiusura nel proprio mondo, la paura. Muri, fili spinati, fortezze. La conseguenza è il conflitto e la violenza che crescono in maniera esponenziale.

Abbiamo bisogno di fare rinascere la fiducia, dobbiamo farlo per le nuove generazioni. Le ferite del presente sono tali da richiedere, purtroppo, ancora quei gesti che eccedono la quotidianità, e che sono propri dei giusti. I valori dell’umanesimo non sono acquisiti per sempre. E’ vero, sono molte “ le parole che l’Islam non dice”, ma il comportamento dei pochi musulmani capaci di reagire al male, ci indica su quale via si possono unire le forze per combattere l’ideale perverso del nuovo terrorismo.

Gabriele Nissim lanciava alcuni anni fa l’allarme per le “parole malate” che circolano in Europa e nel mondo. Giusto è una parola sana, è la parola-azione, che ci fa vedere che cosa significa riconoscere come “indelebile” l’umanità in ognuno; il giusto agisce perché non sopporta che l’umanità venga violata. Per questo i giusti ci danno la speranza nel futuro, ci mostrano quella che Nissim chiama “l’altra possibilità”: spingere gli eventi in una nuova direzione.

I giusti immettono nella storia l’idea del bene, interrompono la catena della vendetta, ci insegnano a prenderci cura dell’altro, ci costringono a cambiare categorie e parametri. Nel vuoto delle progettualità politiche e morali che ci circonda, l’agire dei Giusti costituisce una risorsa per una battaglia culturale che non può più essere rinviata.

Papa Francesco in Armenia ha sollecitato tutti ad accelerare il cammino per costruire la pace. Non è più il tempo delle attese passive e inerti.

Cari colleghi, facciamo nascere con i nostri studenti tanti giardini dei giusti, nelle scuole, nelle istituzioni, nei parchi pubblici. Diamo un segnale forte che vogliamo spingere il mondo in un’altra direzione. Li abbiamo visti all’opera i giovani nelle iniziative proposte da Gariwo nell’anno scolastico che si sta chiudendo. Abbiamo visto la loro creatività e il loro entusiasmo nel riconoscere la forza del bene, il loro desiderio di “avere fiducia”, di riprendersi la speranza. Continuiamo insieme su questa strada. L’instabilità del presente che sempre più frequentemente apre pagine drammatiche, può spingerci a far emergere il meglio di noi.

I cinque ulivi che affonderanno le loro radici nel giardino dell’Ambasciata italiana di Tunisi per ricordare i cinque giusti musulmani sono il segno visibile che la battaglia culturale per il dialogo e la pace è già cominciata. Portiamola avanti insieme.

Annamaria Samuelli

Analisi di Annamaria Samuelli, Responsabile Commissione educazione e cofondatrice di Gariwo

13 luglio 2016

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