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​Una nuova stella illumina i Giusti del nostro tempo

di Gabriele Nissim

La Giornata dei Giusti è una giornata di gioia e di speranza, anche quando la storia sembra andare verso una cattiva direzione.
È una giornata di gioia perché si scoprono le grandi potenzialità umane di chi ha saputo prendere in mano il proprio destino e non si è arreso di fronte a chi seminava l’odio. È una giornata che ci ricorda che chi fa il bene verso gli altri si sente meglio con se stesso. È una giornata che ci fa comprendere come l’avventura umana può raggiungere delle mete incredibili, quando le menti migliori si uniscono e sentono il gusto di affrontare insieme la sfida del futuro.

È di questi giorni la scoperta più importante nell’esplorazione spaziale, che improvvisamente può cambiare tutto il nostro modo di pensare. Si è scoperto che a quaranta anni luce dal nostro sistema solare esiste un altro sistema planetario del tutto simile al nostro, dove ci sono tutte le condizioni per l’esistenza di una vita che può replicare quella del nostro pianeta.

Questa scoperta ha due effetti importanti. Il primo lo aveva intuito duemila anni fa lo stoico Marco Aurelio, il quale sosteneva che lo sguardo dall’alto - dalla vetta di una montagna o con la sola forza della nostra immaginazione - ci permetteva di avvertire tutta la nostra piccolezza di fronte al creato. Se si era capaci di guardare il mondo dal punto di vista di Sirio, spostandosi con l’immaginazione su quella stella, ci si accorgeva di quanto fosse ridicola una vita di guerre, odi, litigi, egoismi, alla ricerca di un potere effimero che il tempo avrebbe irrimediabilmente cancellato.

La percezione della nostra fragilità, assieme ad un sentimento di ironia di fronte alle nostre piccole e grandi miserie, poteva avere sorprendentemente un effetto benefico: ci faceva comprendere come di fronte a quel mondo ignoto ed immenso soltanto la solidarietà degli uomini poteva farci sentire meno piccoli. Illusione forse, ma come aveva intuito Baruch Spinoza, la molla che spinge tutti gli esseri umani alla sopravvivenza e alla ricerca della propria potenza può ottenere dei risultati soltanto quando gli uomini cooperano gli uni accanto agli altri.

Il secondo effetto riguarda il momento politico in cui viviamo. Questa scoperta ci fa capire in modo quasi inaspettato che siamo di fronte a un bivio. Improvvisamente, nel bel mezzo delle polemiche politiche, e in tanta volgarità che si manifesta nel discorso pubblico che vede la guerra di tutti contro tutti, l’immagine di quei sette pianeti che ruotano attorno alla stella Trappist-1 nella costellazione dell’Acquario ci fa comprendere che solo la più grande cooperazione della specie umana ci potrà permettere di dare un senso alla nostra piccolezza nell’universo e di aprire la strada alla conoscenza di altri mondi.

Siamo entrati in questi anni, con una velocità incredibile, nel mondo della globalizzazione. Abbiamo visto l’accelerazione della comunicazione digitale, abbiamo visto cadere le frontiere per gli uomini e per le merci da noi prodotte, abbiamo conosciuto le potenzialità della ricerca scientifica e della cooperazione internazionale, abbiamo per la prima volta intuito che si poteva costruire un mondo comune in grado di sostituire la vecchia appartenenza a una patria. Ci siamo trovati alla frontiera tra un vecchio e un nuovo mondo. Tutto però non ha funzionato. Si sono arricchite a dismisura delle elite politiche ed economiche, la corruzione è andata fuori controllo, non siamo stati capaci di regolamentare la globalizzazione. Sono continuate le guerre e le violenze. Gli organi internazionali non sono stati capaci di spegnere i nuovi genocidi e le atrocità di massa. Gli Stati non hanno saputo concertare una politica per l’accoglienza a migranti e per un intervento in grado di portare un aiuto economico ai Paesi più poveri del pianeta. Gli attentati terroristici hanno cambiato il nostro modo di vita e ci hanno frenato nella nostra voglia di viaggiare. Così tra la gente è nata una grande paura che ha provocato una molteplicità di fenomeni contradditori. Sono apparsi sulla scena leader e partiti che hanno messo in discussione una politica di condivisione e hanno preconizzato il ritorno ai nazionalismi, a un protezionismo in economia e a barriere e frontiere nei confronti dei migranti. L’emancipazione femminile è stata messa in discussione in nome di un oscurantismo religioso. La religione ha legittimato la violenza. La gente ha cominciato a perdere la fiducia nel dialogo. Nei social network, che avevano aperto il sentiero di una comunicazione con l’altro senza barriere, si è invece fatta strada la cultura del nemico. Non si ama discutere e scoprire le ragioni dell'altro, ma si preferisce affermare la verità assoluta del proprio io.

Persino la memoria degli orrendi crimini del passato è stata messa in discussione. In Germania Bjorn Hocke di Alternativa per la Germania ha dichiarato che il memoriale dell’Olocausto di Berlino rappresenta una “disgrazia” per la nazione, perché può corrompere il senso del patriottismo. Per la prima volta negli Stati Uniti nel Giorno della Memoria ci si è dimenticati di dire che le vittime principali del nazismo furono gli ebrei.
Improvvisamente sulla scena pubblica il leader più importante e più potente del mondo, di quella che nel bene e male rappresenta la più grande democrazia, è diventato il megafono dei discorsi peggiori: Trump ha legittimato la contrapposizione con le nazioni vicine, ha manifestato la chiusura verso l’accoglienza - indicando che dalla contaminazione con l’altro nasce la decadenza -, ha attaccato la libertà di stampa contrapponendo se stesso ai giornalisti, ha auspicato il disfacimento dell’Europa in nome del risveglio delle nazioni, senza nemmeno intuire che questi discorsi possono generare un focolaio di guerre e contrapposizioni internazionali.

Tutto sembra in bilico. Ma ecco la scoperta dei sette pianeti.

Improvvisamente possono ritrovare la loro forza di persuasione e di attrazione quegli uomini che possiamo chiamare i Giusti del nostro tempo.
Li vedevamo come dei resistenti, come dei profeti inascoltati, come dei Giusti nascosti che nel loro piccolo cercavano di limitare i danni, senza potere cambiare le sorti del mondo. Erano quelli che salvavano le vite in mare come la nostra Guardia Costiera, come le navi del MOAS a Malta di Christopher e Regina Catrambone, come quei pochi che nel mondo arabo - come Hamadi ben Abdesslem - si facevano conoscere nella loro resistenza al terrorismo, o che osavano mettere in discussione i regimi autoritari o fondamentalisti, o come Dyana Shaloufi Rizek e Yair Auron che nel villaggio di Neve Shalom, nel totale disinteresse di israeliani e palestinesi, tengono insieme il sogno di un futuro di pace e di condivisione tra i due popoli, o come lo scrittore azero Akram Aylisli, autore di Sogni di pietra,che nella guerra continua per il Karabakh si ostina a chiedere un futuro di pace tra Armenia ed Azerbaigian. Erano quelli come il giornalista francese Antoine Leiris o i genitori di Valeria Solesin, che dopo gli attentati di Parigi si sono solennemente impegnati, come la filosofa ebrea Etty Hillesum, a non spargere l’odio verso gli altri, nonostante i tremendi lutti subiti.

Ora invece questi uomini, che apparentemente sembrano in grado solo di curare delle ferite, li possiamo vedere come i migliori traghettatori verso un mondo che ricostruisce la condivisione. Cosa è cambiato allora che ci può dare speranza?

La nostra Terra, che possiamo vedere nella nostra immaginazione da quei sette pianeti, ci fa comprendere la potenzialità della specie umana.
E il gusto di essere uomini di un pianeta comune ci può dare la forza per nuove avventure umane.

Fu una stella cometa che annunciò per i cristiani l’arrivo del salvatore. Noi che viviamo nella modernità, invece, siamo attratti dalla nostra possibile espansione nello spazio che ci fa sentire il nostro destino comune di uomini e che ci dà il gusto dell’amore nei confronti degli altri. Di fronte a questo grande sogno ci appaiono ridicoli tutti coloro che seminano l’odio, amano le contrapposizioni, le guerre di religione, la violenza. Ecco perché dureranno poco e di tutti loro ci faremo una grande risata. 
È anche questo il senso della Giornata europea dei Giusti del 2017.
La stella Trappist-1 ci fa cambiare il nostro modo di pensare. 

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

24 febbraio 2017

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