Coloro che cercarono di salvare la dignità umana all’interno del sistema totalitario sovietico possono essere definiti Giusti. Le loro azioni sono differenti da quelle compiute da chi ha soccorso a rischio della vita i perseguitati durante un genocidio: è infatti difficile rintracciare persone che abbiano avuto la possibilità di agire, in un contesto di condizionamento ideologico e di controllo ferreo del terrore, non solo a livello pubblico, ma anche nella vita privata.
Di fronte ai ricatti concentrici dell’ambiente, chi ha resistito ha dovuto impegnarsi per evitare di danneggiare gli altri. L’aiuto nei confronti del prossimo non è quasi mai avvenuto in modo diretto e quantificabile. Non si può dire che nel totalitarismo sovietico non ci siano stati salvatori e salvati, ma il meccanismo è scattato quando un individuo ha resistito ai ricatti del potere ed è stato capace di non farsi corrompere, quando ha rifiutato di trasformarsi in un anello della catena della violenza nei confronti dell'altro.