Nasce a Most, nel nord della Repubblica Ceca. Da bambina assiste alle aggressioni dei céchi contro i tedeschi deportati, all’inizio degli anni ’50 è sconvolta dalla violenta campagna a favore della pena di morte per i reati politici. Nel 1952, dopo la maturità, inizia a lavorare come insegnante elementare; dal 1953 al 1958 studia Filosofia e Psicologia all’Università Carlo di Praga, in questo periodo si converte al cattolicesimo con il battesimo. Dopo la laurea lavora come psicologa, sposa l’intellettuale cattolico Jiri Nemec e con lui frequenta i seminari clandestini di Jan Patočka.
Negli anni ’50 insieme al marito mantiene stretti rapporti con gli intellettuali cattolici polacchi legati alle riviste “Znak”, “Wiez” e “Tygodnik Powszechny”, contribuendo a trasportare e diffondere in Cecoslovacchia la letteratura clandestina della Polonia e lavorando anche per sviluppare il dialogo fra dissidenti cristiani e marxisti.
Nell’agosto 1968 la Cecoslovacchia viene invasa e lei si reca in Austria, rientrando in Patria dopo appena tre mesi. Con la sua famiglia è legata agli ambienti culturali e dell’underground musicale che si oppongono alla “normalizzazione”. Negli anni ’70 è fra gli organizzatori dei concerti dei Plastic People e di altri gruppi: dato che non possono suonare in pubblico le esibizioni si svolgono in luoghi privati e spesso sono brutalmente interrotte dai Servizi di Sicurezza, con l’arresto di molti partecipanti. Dana Němcová organizza manifestazioni contro la detenzione dei Plastic People nella primavera del 1976, è tra i primi firmatari di Charta ’77 e il suo appartamento diventa la sede degli incontri del movimento.
Nell’aprile 1978 è uno dei fondatori del Comitato di Difesa degli Ingiustamente Perseguitati (VONS), per questo rimane in carcere da maggio ad ottobre del 1979. È condannata a due anni di prigione con la condizionale per “tentativo di sovvertimento della Repubblica”.
Negli anni ’70 e ’80 gode di grande popolarità, soprattutto fra i giovani. Nel 1988 è fra i fondatori del Comitato Cecoslovacco di Helsinki e l’anno seguente diviene portavoce di Charta ’77. Immediatamente dopo la “Rivoluzione di Velluto” entra a far parte dell’Assemblea Federale, con le elezioni del 1990 viene eletta al Parlamento, dove si occupa soprattutto della problematica degli emigrati.