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I tassisti afgani che sfidano la morte per salvare vite

Un tassista afgano

Un tassista afgano

Nella provincia di Uruzgan, al Sud dell'Afghanistan, dove è in corso una delle peggiori offensive dei Talebani, 60 tassisti volontari addestrati dalla Croce Rossa trasportano nei propri veicoli i feriti che necessitano cure mediche in ospedale.

"Per me salvare una vita signifca salvare il mondo intero". Così Zamaryalai, tassista di 35 anni che ogni giorno guida per ore su alcune delle strade piu pericolose al mondo, portando con sè solo una carta scritta dalla Croce Rossa in cui viene spiegata la necessità per quei feriti di ricevere cure mediche il prima possibile.

Zamaryalai decise di unirsi al gruppo di volontari dopo aver assistito impotente alla morte per dissanguamento di un uomo. Da allora, ha compiuto più di cento viaggi trasportando feriti di guerra e rischiando la propria vita affrontando mine anticarro, attacchi aerei, autobomba e combattimenti contro i gruppi terroristi che operano nella zona.

I tassisti vanno in aiuto di tutti i feriti (civili, talebani, paramilitari e soldati dell'esercito), senza distinzioni. Soccorrono tutti senza schierarsi da una parte o dall'altra. Il loro unico obiettivo è salvare vite.

"In un'occasione un uomo armato fermò il mio veicolo e mi colpì accusandomi di trasportare il nemico. L'uomo stava per uccidere il ferito. Fortunatamente la Croce Rossa arrivò e spiegò a quella persona che il nostro era un lavoro neutrale" conclude Zamaryalai.

Quello di questi autisti volontari è un impegno fondamentale del quale gli stessi medici dell'ospedale sono coscienti e grati, perché "in molte occasioni, i primi soccorsi forniti hanno salvato i pazienti che venivano da regioni molto lontane" - come spiega il dottor Aziz Ahmad, chirurgo dell'ospedale. "Senza questo aiuto molti feriti sarebbero morti".

L'operato di questi tassisti è quasi sempre anonimo. Dovessero morire, non ci saranno medaglie nè funerali solenni a ricordare le loro azioni. Azioni di chi, nonostante tutto, continua a sfidare la morte per il bene degli altri.

19 settembre 2016

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