Francine Mayran, pittrice, ceramista e psichiatra di Strasburgo, "nata dopo la seconda guerra mondiale", esperta al Consiglio d'Europa, vede l'arte come una "cinghia di trasmissione" in cui i quadri, le ceramiche e i testi costruiscono un percorso di memoria europea costituito da una cinquantina di mostre presso tutti i più importanti Memoriali europei, da Tirana a Londra, dalla Bulgaria alla Germania.
Per il ventesimo anniversario del genocidio ruandese ha creato trenta nuove opere accompagnate dall'opuscolo "Dopo la Shoah si era detto: 'Mai più'"... Per lei, dove la storia informa dei fatti, l'arte ci interroga su di essi e sulla nostra natura e la nostra coscienza. Si realizza così un passaggio di testimone contro l'indifferenza, per onorare le vittime, tenere vivo il messaggio dei sopravvissuti e continuare a indagare ciò che è accaduto e le sue ripercussioni sugli scampati, sui loro discendenti e sull'umanità intera.
I testimoni, e i Giusti in particolare, giocano un ruolo chiave in questo processo. Come spiega la sua biografia sul sito www.fmayran.com, Francine Mayran crea quindi sul cemento dei ritratti a nostro giudizio molto suggestivi di Giusti nella Shoah e in altri genocidi, ricordando la loro "straordinaria capacità di compiere il Bene", di essere luce nell'oscurità del mondo. Al Consiglio d'Europa è attiva nel campo dell'Educazione e della Pedagogia e collabora con docenti di tutto il continente per elaborare la memoria di tutte le vittime dei genocidi, rifiutando ogni rivalità.