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I Giusti dell’ex Jugoslavia, premi Kondor per il coraggio civile

onorati a Sarajevo da Svetlana Broz

Nel maggio 2012 il Parlamento europeo ha dichiarato il 6 marzo Giornata europea in Memoria dei Giusti.
Per molto tempo il concetto di Giusti è stato limitato a coloro che avevano salvato gli ebrei dalla “soluzione finale” durante la seconda guerra mondiale. Il concetto di Giusto ha origine esclusivamente nella cultura ebraica. Dal 2013 l’Europa commemorerà, il 6 marzo, tutti gli indvidui Giusti che hanno rischiato la loro vita e la sicurezza delle loro famiglie per levarsi in favore della dignità e della libertà delle vittime dei regimi totalitari o di ogni violazione dei diritti umani.
La dichiarazione della Giornata europea dei Giusti è un passo importante per la promozione dei diritti umani fondamentali e per la difesa della libertà e della dignità umana, specialmente in un tempo in cui la crisi finanziaria ha un impatto molto forte sulla crescita delle ideologie radicali.


L’estensione del concetto di Giusto a coloro che hanno rischiato la propria vita combattendo per la dignità degli individui indipendentemente dalla loro identità etnico-nazionale ha un significato speciale nella regione dell’ex Jugoslavia, che ha visto guerre in cui le persone hanno perso la vita solo in base a criteri fascisti. Tuttavia, la ONG Gariwo Sarajevo per più di un decennio ha cercato di inserire il concetto di Giusto nello spazio pubblico dei paesi balcanici. Durante le guerre jugoslave ci sono stati numerosi Giusti che hanno salvato diversi uomini che appartenevano ai gruppi etnici condannati a scomparire.


Gariwo Sarajevo ha fondato il Premio per il coraggio civile Duško Kondor, che è stato assegnato per la prima volta nel 2008. Da quel momento ha premiato trenta personalità. Gariwo Sarajevo si è spinta un passo oltre la definizione iniziale di Giusto, collegandosi alla nozione di coraggio civile che può essere espresso sia in pace che in guerra. Questo può essere più chiaro se leggiamo la dfenizione di coraggio civile che appare sul sito di Gariwo Sarajevo: “Il coraggio civile è la volontà e l’abilità di disobbedire, resistere, opporsi e porre fine con mezzi non violenti l’abuso di potere della pubblica autorità, di imprese private o individui che deliberatamente hanno violato i doveri verso la società e hanno usato il loro potere economico, politico e sociale a loro vantaggio violando i diritti umani - nelle sfere accademiche o tra i media”. 


Il 6 marzo, per la prima volta nello spazio pubblico della Bosnia Erzegovina, Gariwo Sarajevo presenterà individui che possono essere considerati come Giusti nella cultura degli Stati che sono emersi dalla dissoluzione della ex Jugoslavia. Di fronte a diversi ospiti provenienti dalla vita diplomatica, politica e culturale della Bosnia Erzegovina, davanti a più di 1.000 studenti universitari di Bosnia Erzegovina, Croazia e Serbia, verranno assegnati il Duško Kondor Civil Courage Award e il Duško Kondor Award for Affirmation of Civil Courage. 


La Commissione ha tenuto conto, nella selezione dei premiati, di due fondamentali criteri per identificare i Giusti: che l’indidivuo o il gruppo abbiano corso rischi significativi per dimostrare coraggio civile e che non ci fosse aspettativa di ricevere in cambio benefici materiali o altre forme di ricompensa. Sulla base delle proposte ricevute per il 2013, la Commissione ha selezionato i seguenti candidati:


Goran Čengić - per il coraggio civile
Goran Čengić, nato nel 1946 a Sarajevo. Conosciuto per aver giocato a pallamano nei club: Bosna, Mlada Bosna, Crvena zvezda e nella nazionale jugoslava. Nel 1963, a 17 anni, la sua squadra Bosna, vinse la Coppa Jugoslava. Goran era portatore di ideali di antifascismo, in particolare di libertà e eguaglianza, grazie ai suoi genitori, Nataša Zimonjić-Čengić e Ferid Fićo Čengić, il primo sindaco della Sarajevo del dopoguerra. 
Durante la guerra recente Goran visse nella parte occupata di Sarajevo, a Grbavica, e in quel territorio venne catturato e ucciso il 14 giugno 1992, dopo aver cercato di proteggere il suo vicino, il Dr. Husnija Čerimagić, quando Veselin Vlahović Batko, noto come il “mostro di Grbavica" voleva ucciderlo. Il tentativo di Čengić di salvare Čerimagić fu vano. I due uomini vennero portati via. I resti di  Goran vennero scoperti nove anni dopo.
Riceve il Premio Kondor - postumo - per aver cercato di proteggere da morte certa Husnija Čerimagić, aver urlato, dopo aver sentito le urla provenienti dal suo appartamento, contro il criminale Veselin Vlahović Batko: “Cosa stai facendo? Non vedi che quell’uomo è malato?”, non essersi arreso nonostante i criminal fossero armati, con l’obiettivo di proteggere qualcuno a cui veniva fatta violenza ingiustamente.


Predrag Matejević, Zagabria, Croazia - per il coraggio civile
Predrag Matvejević nasce nel 1932 a Mostar. Si laurea in Lingua e Letteratura Francese a Zagabria. Nel 1967 discute la tesi di dottorato alla Sorbona di Parigi. Insegna Letteratura Francese alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Zagabria fino al 1991 quando lascia la Croazia. Dal 1991 al 1994 insegna Letterature slave alla Nouvelle Sorbonne (Paris III), mentre dal 1994 al 2007 Insegna Serbo e Croato e le relative letterature all’Università La Sapienza di Roma. Ha scritto numerosi saggi e libri, inclusi alcuni dedicati alla questione del coraggio civile, come Open Letter - Moral Exercises. Tra i suoi titoli più noti figurano Mediterranean: A Cultural Landscape, The Other Venice: Secrets of the City e Yugoslav Identity Today.
È stato titolare di posizioni significative all’estero e ha ricevuto titoli come la Vice presidenza a vita e onoraria dell’International Pen Club a Londra. In Francia ha ricevuto la Légion d'honneur, in Croazia l’Ordine di Danica, ed è stato insignito di onoreficenze in Slovenia e Italia.
È vincitore del premio Dusko Kondor perché si è battuto contro ogni forma di totalitarismo, difendendo i diritti umani e fondando nel 1998 la Association for Yugoslav Democratic Initiative, prima formazione indipendente in Jugoslavia a quell’epoca, che si batteva per una soluzione pacifica della crisi. Nel 1991 era dovuto emigrare perché aveva ricevuto minacce e calunnie di ogni tipo, trovandosi anche la casella della posta crivellata di colpi. Nel 2005 è stato processato per aver scritto l’articolo Our Talibans, in cui faceva i nomi di alcuni scrittori e intellettuali rei di aver pronunciato discorsi incendiari che avevano fomentato la guerra. Il caso ha obbligato le élite politiche della Croazia ad analizzare le loro azioni. Nel mezzo del processo il Presidente della Croazia l’ha nominato rappresentante croato della Organisation internationale de la Francophonie.


Nebojša Popov, Belgrado, Serbia - per il coraggio civile
Nebojša Popov nasce nel 1939 a Zrenjanin. Si laurea in Legge a Belgrado e ottiene il Dottorato in Filosofia all’Università di Belgrado.
Membro del gruppo Praxis di Zagabria e della Association for Yugoslav Democratic Initiative, è un protagonista indiscusso della lotta per i diritti umani e dei lavoratori oltre che un eminemnte sociologo, fondatore e per molti anni caporedattore di Republika, “un periodico impegnato per l’autoliberazione civile, contro la paura, l’odio e la violenza”. Come giornalista riceve molti prestigiosi premi e viene dichiarato “cavaliere della professione”. 
Popov riceve il Premio Kondor per il suo impegno a democratizzare le società dove vive - prima la Yugoslavia e poi la Serbia -, per avere partecipato attivamente alla dissidenza nel gruppo Praxis che si batteva per migliorare il socialismo yugoslavo attraverso un discorso critico e per aver fondato durante l’assedio di Sarajevo il comitato civico To Live in Sarajevo impegnato contro gli attacchi alla città e per portare aiuto alla popolazione. Inoltre viene premiato per il supporto alle organizzazioni per i diritti delle donne, per la libertà d’opinione anche di coloro che hanno idee distanti dalle sue e in generale per la sua lotta per i diritti umani e la democrazia.


Melisa Ismičić, Novi Šeher, Bosnia ed Erzegovina - per il coraggio civile
Melisa Ismičić nasce nel 1985 a Doboj, ma vive a Novi Šeher. Insegna le lingue e le letterature bosniaca, croata e serba. Dopo una lunga ricerca di lavoro approda finalmente alla Scuola elementare di Novi Šeher nel 2005. Perde il lavoro per il suo breve impegno pubblico per la rivista Školegijum: A Journal for a More Just Education, nella quale denuncia prassi educative sbagliate, il problema del nepotismo nelle assunzioni dei maestri, e la superficialità dell’approccio di riforma dell’educazione chiamato “due scuole sotto uno stesso tetto”.
Il Premio Dusko Kondor le viene assegnato per la sua critica costruttiva ai sistemi educativi vigenti, perché non ha nascosto di essere l’autrice degli articoli critici quando c’è stata l’indagine all’interno dell’istituto per individuare i “dissidenti” e perché coraggiosamente ha ripresentato domanda di lavoro nella stessa scuola che l’ha licenziata. La sua azione ha mostrato che i giovani possono fare molto per una società più giusta in Bosnia ed Erzegovina, sollevando critiche costruttive, e per questo non dovrebbero soffrire rappresaglie. La giovane insegnante è poi rimasta sul posto a lottare contro la stessa istituzione che l’ha licenziata, non solo per se stessa ma anche in nome della giustizia.


Jelena Lovrić, Zagabria, Croazia - per l’affermazione del coraggio civile
Jelena Lovrić nasce nel 1948 a Lukovac (Bosnia ed Erzegovina). Dopo il diploma di maturità a Tuzla si iscrive alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Zagabria. Dai primi anni ’70 lavora in giornali e riviste come Vjesnik, VUS e Start. Scrive per il settimanale politico Danas dal primo numero nel 1982 all’ultimo, che esce nel 1992. Ha partecipato a numerose altre iniziative editoriali in patria e all’estero, lavorando molto a lungo per la radio francese e per Radio Free Europe. In tutti questi anni ha perseguito elevati standard etici nel suo lavoro. 
La menzione Dusko Kondor per l’affermazione del coraggio civile va assegnata a Jelena perché nel suo lavoro serio e di alta qualità non ha esitato a entrare in rotta di collisione con le oligarchie di partito, scrivendo reportage critici e documentati ad esempio sull’ascesa di Slobodan Milošević, anche quando questo le è costato dure campagne anche violente contro di lei. Viene premiata per avere subito l’emarginazione e la perdita nel posto di lavoro sotto il governo croato di Tuđman's, subendo anche pesanti diffamazioni della sua persona. È stata una delle fondatrici el Feral Tribune e della breve esperienza editoriale del giornale Pečat

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