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Il bene sia con voi

di Vasilij Grossman

Daniela Origlia sulle pagine de Il Foglio presenta una raccolta di otto racconti scritti da Vasilij Grossman tra il 1943 e il 1963 e proposti dalla casa editrice Adelphi.

Il bene sia con voi!
di Daniela Origlia

"Raccontare il bene è cosa strana, soprattutto se si tratta di gesti piccoli, quotidiani compiuti da gente qualsiasi. Siamo pronti a riconoscere Madre Teresa di Calcutta, Padre Pio come ‘santi’, perché hanno fatto grandi cose, perché giornali e televisioni ne hanno parlato. Vasilij Grossman si muove in un territorio aspro, grigio, lontano dai riflettori, su cui le guerre, le dittature, la corruzione hanno disteso una pesante cappa di sottomissione; la gente ormai è abituata a vedere e anche a compiere qualsiasi bruttura. Una bambina offre la sua frittella a un povero; in ospedale una vecchia inventa la canzone della fata delle tagliatelle per consolare una piccola che piange nel letto accanto al suo…Piccole crepe nella cappa di abbrutimento, scintille di bontà. Il male non ha vinto, non può vincere.
L’umanità non può essere cancellata. Non del tutto, almeno. ‘E per la seconda volta durante il mio soggiorno armeno, dalle altezze della contemplazione e del pensiero stramazzo a terra’. Nel 1961 Grossman è invitato in Armenia, pensa di essere accolto dalle autorità e dall’intellighentia con discreto onore visto che ha scritto e denunciato, pur essendo russo, l’oppressione sovietica in quel paese, ma nessuno lo invita, gli chiede. Forse tanto gelo era la conseguenza delle sue disavventure letterarie: il suo ultimo libro Vita e destino aveva suscitato le ire di vari direttori e non era stato pubblicato. ‘Una spiegazione amara, non c’è che dire. Ma in certe situazioni si è portati a non stimare troppo il proprio valore. E dunque mi immaginai una spiegazione ancora più amara: la colpa non era delle mie disgrazie, ma della mia assoluta nullità come scrittore e come essere umano… Sei un pigmeo, solo un pigmeo, cosa pretendi?’
Oggi noi sappiamo che Vita e destino è un capolavoro riconosciuto in tutto il mondo, ma quelle critiche, soprattutto quel silenzio era stato ‘assordante’ per Grossman e l’aveva portato a una profonda tristezza. Poi il contatto con la gente semplice, che a poco a poco fa cadere la diffidenza che prova per lo straniero, che lo accoglie come uno di loro, gli scalda il cuore, lo riconcilia col mondo. Gli Appunti di viaggio in Armenia si trasformano in un poema realistico e visionario, doloroso e pieno di speranza insieme. Paesaggio e sentimenti richiamano il clima de La Ginestra di Leopardi, anche questo una sorta di testamento e inno alla fratellanza, in cui si condensano morte e vita, riflessione filosofica, ironia, sacro e profano, storia e dimensione privata. Di fronte a tanta grandezza verrebbe da spaventarsi, verrebbe da pensare a una lettura difficile, a troppa enfasi retorica o di temere un facile sentimentalismo buonista. Invece no. Grossman, il reietto, l’ebreo, il russo oppressore, l’intellettuale superbo si innamora di quella terra pietrosa, di quella gente ruvida. È il miracolo della Ginestra, ‘il piccolo fiore del deserto’.
È la bontà insensata che è il cuore della sua visione del mondo, del suo messaggio che incontriamo negli altri racconti che compongono questo libro, che sono un po’ il laboratorio per Vita e destino; come la raccolta Vita dei campi è stato il materiale di elaborazione per I Malavoglia di Verga. Il vecchio maestro ci riporta ai tempi dell’invasione nazista, quando molti russi per paura, per opportunismo diventano collaborazionisti e denunciano gli ebrei. Il vecchio, povero maestro li nasconde. L’inquilina racconta di Anna Borisovna, amica di Majakoskij, riabilitata dopo aver passato diciannove anni tra lager e prigioni, cui assegnano una bella casa a Mosca. Periferia descrive la vita di privilegio di funzionari del partito e intellettuali di regime in un quartiere residenziale; oltre il bosco delle loro amene passeggiate, le baracche fatiscenti del popolo, che li guarda come oppressori".

13 maggio 2011

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