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Toscanini: l'amore per la libertà, il coraggio di agire

Intervista ad Harvey Sachs

Toscanini sul Mar Morto

Toscanini sul Mar Morto (Foto concessa da Harvey Sachs)

Il 22 gennaio, all'Auditorium Parco della Musica di Roma, sarà dedicato un albero ad Arturo Toscanini "per la sua resistenza a fascismo e nazismo e l'aiuto ai musicisti ebrei perseguitati". Il riferimento è ai musicisti allontanati dalle orchestre del Reich a causa delle leggi razziali, riuniti su impulso del violinista polacco Bronislaw Huberman e grazie all'aiuto dello stesso Toscanini nella Palestine Orchestra, di cui il Maestro dirigerà il concerto inaugurale nel 1936.
Lo stesso concerto sarà riproposto all'Auditorium Parco della Musica il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria 2016.

Con Harvey Sachs, scrittore e storico della musica, autore della biografia di Arturo Toscanini, abbiamo parlato di queste iniziative, dell'impegno del Maestro contro il fascismo e il nazismo, del suo "autoesilio" negli Stati Uniti e del ritorno in Italia per dirigere il concerto inaugurale del Teatro alla Scala di Milano, ricostruito dopo i bombardamenti alleati.

Tutti conoscono le virtù artistiche di Arturo Toscanini. Meno noto è invece l’aspetto personale, fondamentale per comprendere anche il suo impegno civile. Che uomo era il Maestro, e quali erano i suoi valori?

Toscanini, classe 1867, era figlio di un garibaldino, era praticamente nato antimonarchico e anticlericale, ma era anche nazionalista, molto orgoglioso di essere cittadino di un’Italia riunificata. Per lui, il fascismo, prima con l’abolizione graduale delle libertà individuali e in seguito con le leggi razziali, fu una vergogna per la patria.

Con la dedica dell’albero a Toscanini all’Auditorium Parco della Musica di Roma si ricorda innanzitutto il suo impegno con la Palestine Orchestra costituita da Bronislaw Huberman. Può parlarci di questo episodio e del concerto del 1936?

A New York, nel febbraio del 1936, Huberman parlò con Toscanini del suo progetto di creare un’orchestra in Palestina con musicisti in fuga dalla Germania, sperando che il Maestro gli avrebbe dato il suo sostegno morale. Toscanini invece andò oltre: gli disse che sarebbe andato egli stesso in Palestina, senza cachet e pagando anche le spese del viaggio per se stesso e per la moglie, per dirigere i concerti inaugurali dell’orchestra. La sua adesione convinse molti ebrei americani che il progetto doveva essere sostenuto anche materialmente; lo stesso Albert Einstein, già esule in America, scrisse a Toscanini per ringraziarlo. Quindi nel dicembre del 1936 il Maestro e la signora presero un aereo da Bari per Atene, da Atene ad Alessandria d’Egitto e da Alessandria a Tel Aviv. L’accoglienza fu straordinaria, e da quell’esperienza Toscanini riportò un’impressione fortissima e una grande emozione. Volle ritornare, e lo fece nella primavera del 1938, sempre a spese proprie, per dirigere altri concerti con l’orchestra. Sarebbe sicuramente tornato anche altre volte se la guerra non fosse scoppiata nel 1939.

Molti intellettuali - e musicisti - sono rimasti in silenzio prima e durante la Seconda guerra mondiale. Toscanini ha invece usato il suo prestigio per lanciare un messaggio forte, ponendosi più volte in contrasto con il regime fascista e con quello nazista. Può descriverci alcuni momenti di questo Toscanini?

Nel primo anno dopo la Marcia su Roma, Toscanini, pur essendo già contrario a Mussolini - dopo averlo inizialmente sostenuto nel 1919, quando questi aveva un programma a sinistra dell’allora Partito socialista -, sperava che si sarebbe calmato. Tuttavia, dopo l’assassinio di Matteotti, la secessione dell’Aventino, la repressione della stampa, il Maestro si mise in aperta opposizione al regime. Rifiutò di mettere i ritratti del re e di Mussolini nel foyer della Scala – di cui era direttore negli Anni '20 – e rifiutò di far suonare “Giovinezza” prima degli spettacoli. Proprio per quest’ultimo motivo fu schiaffeggiato da alcuni giovani fascisti a Bologna nel ’31, dopodiché decise di non dirigere più in Italia finché il regime e la monarchia fossero stati al potere - riteneva infatti Vittorio Emanuele III il principale responsabile della lunga vita della dittatura. Sempre nel 1931 Toscanini divenne il primo direttore non di scuola tedesca a dirigere al Festival wagneriano di Bayreuth, ma dopo l’ascesa al potere di Hitler nel 1933 non diresse mai più in Germania. Dal 1935 al 1937 il Maestro fu l’attrazione principale del Festival di Salisburgo, ma ancora prima dell’Anschluss del ’38, quando il cancelliere austriaco fece un primo compromesso con Hitler, Toscanini annunciò che non vi sarebbe più tornato. In quello stesso anno, con altri musicisti ebrei e antinazisti, creò invece il Festival di Lucerna in Svizzera.
Durante gli Anni '30 Toscanini, che in generale non amava fare il “direttore ospite”, diresse spesso in Paesi come Francia, Svizzera, Belgio, Cecoslovacchia, Ungheria, Danimarca e Svezia, al confine con gli Stati nazifascisti, in parte per far dispetto ai dittatori nell’unico modo che gli era possibile. Dall’autunno del 1938, quando Mussolini fece ritirare il suo passaporto per aver criticato le leggi razziali - documento che poi gli venne restituito sotto pressione dalla stampa estera -, Toscanini non tornò più in Italia, neanche per le vacanze, fino al 1946.

Questo impegno è proseguito anche durante “l’autoesilio”di Toscanini negli Stati Uniti?

Toscanini e la moglie aiutarono moralmente e materialmente molti amici ebrei, antifascisti e antinazisti a immigrare in America e a stabilirvisi; aiutarono anche Friedelind Wagner, la nipote antinazista del compositore, a scappare dall’Europa e venire a New York. Con il figlio Walter il Maestro fu sostenitore della Mazzini Society, che cercava di influenzare la politica dei governi alleati nei confronti dell’Italia, soprattutto dopo la caduta di Mussolini e la resa dell’8 settembre. Secondo Gaetano Salvemini, Toscanini era l’esempio principale per mostrare al mondo che la parola “Italia” non era sinonimo di “fascismo”.

Nel 1946, Toscanini è a Milano per dirigere il concerto inaugurale del Teatro alla Scala, ricostruito dopo i bombardamenti. Qual è stato il significato di questo gesto?

Fu un gesto di amore verso il teatro che egli amava più di ogni altro e un segno di riconciliazione verso il suo Paese. Penso che per lui sia stato anche il momento più commovente della sua carriera

Il 27 gennaio sarà ripetuto il concerto della Palestine Orchestra diretto da Toscanini nel 1936. Qual è secondo lei la forza di questa iniziativa?

Credo sia un modo per ricordare un uomo che non solo amava la libertà, ma che aveva anche il coraggio di agire. Come disse a Huberman, “È il dovere di ciascuno di fare ciò che può in questa lotta, ognuno secondo le proprie capacità”.

Toscanini sarà quindi ricordato come Giusto. Ma cosa significa secondo lei essere “Giusto”oggi?

Oggi come allora, essere giusti vuol dire mantenere la propria indipendenza di pensiero e agire come meglio si può contro ogni dogmatismo e ogni forma di assolutismo.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

18 gennaio 2016

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