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Addio Ariel Sharon

figura discussa, tra Sabra e Shatila e il ritiro da Gaza

Si è spento, dopo quasi otto anni di coma, Ariel Sharon, generale, ministro e premier del Likud, principale partito conservatore israeliano. In prima linea durante la Campagna di Suez nel 1956, la Guerra del Sei Giorni nel 1967 e la Guerra del Kippur nel 1973, Sharon ha iniziato la carriera politica come deputato del Likud, per poi diventare Ministro dell’Agricoltura (1977) e Ministro della Difesa (1982). È in questa veste, durante il governo Begin, che intraprese la Prima guerra del Libano - nel corso della quale avvenne la strage di civili palestinesi nei campi profughi di Sabra e Shatila. 


La sua “passeggiata” sulla Spianata delle moschee a Gerusalemme scatenò reazioni in campo israeliano e palestinese, in un processo che di fatto diede inizio alla seconda Intifada. Eletto premier nel 2001, Sharon annunciò nel 2004 la sua intenzione di lasciare la striscia di Gaza, scontrandosi con forti critiche da parte della destra religiosa. Uscito dal Likud, nell’agosto del 2005 decise quindi l’espulsione forzata di circa 10 mila israeliani dagli insediamenti di Gaza, per consentire alla Striscia di diventare il primo nucleo del nuovo Stato di Palestina. 


Sulle pagine dei quotidiani italiani e internazionali sono apparsi decine di commenti sulla complessa figura di Ariel Sharon. Scrive Janiki Cingoli, direttore del CIPMO, nel suo editoriale: “Sharon è certo l’uomo che permise la strage di Sabra e Shatila, nel 1982, o quello della passeggiata sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, che nel settembre 2000 fu l’innesco della seconda Intifada, anche se certo non ne fu l’unica causa. Ma egli è anche lo statista, ritornato a capo del governo israeliano nel  2001, che già nel 2003 avviò una profonda riflessione, che lo portò nel 2004 a proporre il ritiro delle truppe israeliane da Gaza e da una larga parte della Cisgiordania, quella oltre il cosiddetto “Muro”, o “Barriera di difesa”, come lo chiamano gli israeliani. Egli, che era stato, come Ministro delle Costruzioni, il più deciso proponitore e sostenitore dell’espansione degli insediamenti, proponeva di abbandonarne una larga parte, mantenendo solo i grandi blocchi a ridosso della linea verde e intorno a Gerusalemme”.


Più duro con l’ex premier israeliano è invece lo scrittore israeliano Abraham B.Yehoshua, in un commento comparso oggi su LaStampa. “La principale e più evidente qualità di Ariel Sharon - scrive il drammaturgo - è stata quella di essere un guerriero e soprattutto un comandante. In campo militare ha dimostrato intraprendenza, determinazione e capacità di leadership. Va comunque precisato che, nonostante i suoi successi, Sharon ha intrapreso di propria iniziativa alcune inutili battaglie (sia nella Campagna di  Suez del 1956 che nella guerra dello Yom Kippur del 1973) che hanno aumentato il numero delle vittime. [...] Nel complesso considero Sharon un personaggio che ha fatto più danni a Israele di quanto abbia portato benefici. La parziale legittimità che i sostenitori della pace gli hanno concesso per il disimpegno e il ritiro dalla Striscia di Gaza, avvenuta senza che si scatenasse una guerra civile grazie alla sua autorità nazionalista, non lo esime a mio giudizio dalla responsabilità dell’enorme danno causato a Israele dalle decine di insediamenti da lui voluti nei territori palestinesi, che creano una base (forse irreversibile) per un futuro stato bi-nazionale”.

13 gennaio 2014

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