Ogni anno il 2 novembre verrà celebrata la Giornata internazionale della fine dell’impunità per i crimini contro i giornalisti. Lo ha stabilito l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, approvando una risoluzione per la tutela della sicurezza dei reporter.
Per questa ricorrenza è stata scelta la data della morte di due giornalisti francesi uccisi in Mali lo scorso anno, Ghislaine Dupont e Claude Verlon. “I giornalisti sono un indicatore privilegiato della situazione di un Paese - ha dichiarato Guy Berger, direttore della divisione Libertà di espressione dell’Unesco - se non c’è giustizia per i giornalisti, figuriamoci per il resto della società”.
La notizia dell’istituzione della giornata arriva proprio quando il World Newspaper Congress ha consegnato il Golden Pen of Freedom a Eskinder Nega, giornalista etiope condannato a 18 anni di carcere per aver chiesto con i suoi articoli il rispetto della libertà di espressione e la cessazione delle torture nelle carceri del suo Paese.
Il premio è stato ritirato a Torino da Martin Schibbye, giornalista freelance svedese arrestato in Etiopia e rilasciato dopo 14 mesi di detenzione trascorsi nella stessa cella di Nega.
Dal 2007 al 2012 sono stati uccisi 430 reporter, 70 solo nel 2013. Nel mondo inoltre sono numerosi i giornalisti arrestati, detenuti senza un giusto processo o rapiti a causa della loro battaglia per la verità e la testimonianza.
“È fondamentale - ha ricordato Guy Berger - che la gente capisca che la sicurezza dei giornalisti è una condizione essenziale per raggiungere la libertà di espressione, la democrazia, lo sviluppo e la pace”.
Il Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano ospita tre alberi dedicati ad altrettanti reporter che hanno perso la vita difendendo la libertà di espressione: Anna Politkovskaja - i cui assassini sono stati condannati all’ergastolo -, Samir Kassir e Hrant Dink.