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Musica nei lager

la missione di Francesco Lotoro raccontata da Gaetano Liguori

Rudolf Karel, inizio 1° mov. del Nonet (Terezín Memorial)

Rudolf Karel, inizio 1° mov. del Nonet (Terezín Memorial)

A maggio ho partecipato con il mio concerto “Un pianoforte per i Giusti” a Piano City Milano, la bella manifestazione che per tre giorni riempie la città di musica e pianoforti. Leggendo il programma della rassegna, che assieme al mio annoverava i concerti di quasi trecento colleghi, mi sono imbattuto in un titolo davvero suggestivo: Musica nei Lager, pianista Francesco Lotoro.

Il concerto era in programma per domenica mattina e, visto che il mio si era tenuto sabato, sono tornato a Villa Reale per assistere all’esibizione. Fin da ragazzo, nella scelta dei concerti da vedere e dei dischi da ascoltare mi sono fatto guidare dall'intuito più che dalla fama dei musicisti.

Dopo la terribile esperienza dei concerti che mi hanno portato ad Auschwitz, ero curioso di ascoltare le musiche di autori che avevano scritto le loro composizioni in una situazione estrema come la detenzione in un Lager. Non conoscevo il Maestro Lotoro e non sapevo nulla del progetto di cui ci ha parlato prima e durante il concerto. Erano brani scritti da militari di tutti gli eserciti fatti prigionieri e da internati nei campi di sterminio di Auschwitz, Terezín, Buchenwald, Dachau. Molti degli autori erano docenti nei più importanti Conservatori d’Europa, musicisti di successo, esecutori di fama internazionale.

Mentre ascoltavo le musiche di Émile Goué, Karel Berman, Josef Kropinski, non potevo far a meno di pensare alla volontà di quelle persone che, private di tutto, erano riuscite con mezzi di fortuna a scrivere la propria musica anche nelle latrine sulla carta igienica, e che in questo ritrovavano la dignità e la forza per sopravvivere. Ammiravo la maestria di Lotoro come pianista attraverso pagine musicali piene di suggestioni novecentesche da Debussy a Schoenberg, in un concerto insolito ma di grande valore musicale e umano.

A fine concerto, dopo un buon numero di bis, ci siamo fermati a fare due chiacchiere tra colleghi e non ho potuto fare a meno di chiedergli cosa lo avesse spinto a dedicarsi alle musiche composte nei campi. “Tante cose - mi ha risposto - ma i motivi che mi hanno spinto 26 anni fa non hanno ora molta importanza. Quello che conta è cosa mi spinge oggi ad affrontare viaggi costosi e difficili per andare a snidare il più piccolo frammento di musica scritto nei lager. Ognuno di noi ha un compito nella vita, una missione se vogliamo, e questo è il mio: fare in modo che nessuna delle musiche scritte nei Lager rimanga senza voce, senza strumento, sepolta nel campo come il suo autore”.

Lotoro porta avanti questa missione nel disinteresse delle associazioni e delle istituzioni, a eccezione della Regione Puglia che gli assegna un contributo annuale per le sue ricerche. “Si tratta di un patrimonio che appartiene a tutti noi e se malauguratamente non riuscissi a portarle a termine, molte persone e molte istituzioni dovrebbero vergognarsi perché, interpellate più volte, pur potendomi aiutare non lo hanno mai fatto. Non c’è colpa maggiore dell’indifferenza.”

Quando gli chiedo per chi stia facendo tutto questo, non esita a rispondermi: “lo sto facendo per i giovani, non già per me che non vedrò mai riscontri positivi e generazionali di questa ricerca. Dinanzi alla brutalità del Reich e dei suoi alleati, autentici giganti dell'Umanità ci hanno lasciato uno dei più grandi tesori, la Musica scritta nei Lager. L'uomo è più forte di ogni cosa e il musicista nei Lager avrebbe fatto suonare anche le pietre.”

Lo lascio dopo queste parole con la speranza di sentirlo suonare la “sua” musica il prossimo 6 Marzo, per celebrare con Gariwo la Giornata Europea dei Giusti a Milano e far conoscere l'opera di musicisti che grazie a Francesco Lotoro resistono nella memoria.

di Gaetano Liguori, pianista e compositore

Francesco Lotoro, è nato a Barletta nel 1964, ha studiato presso l'Accademia "F. Liszt" di Budapest. Si è specializzato nella letteratura pianistica di J. S. Bach. La sua ricostruzione musicale e letteraria del Weihnachtsoratorium per Soli, coro e pianoforte di F. Nietzsche è considerata un classico della filologia musicale contemporanea. Nel 1995 ha costituito l'Orchestra Musica Judaica con la quale ha inciso, per la prima volta in lingua italiana, l'operina Brundibàr di Hans Kràsa realizzandone numerosi allestimenti teatrali. Impegnato nella letteratura pianistica prodotta durante gli eventi più drammatici del Novecento, a 30 anni dall'occupazione della Cecoslovacchia (1968-1998) ha raccolto ed inciso tutte le opere pianistiche e cameristiche scritte da A. Pinos, P. Pokorny, P. Eben, ecc., a seguito dei fatti che posero fine alla Primavera di Praga. In qualità di pianista, organista, direttore di coro e d'orchestra, ha inciso Musica Judaica, ciclo di 16 CD contenenti l'intera produzione musicale composta nei campi di concentramento d'Europa, Asia e Nord-Africa durante la Seconda Guerra Mondiale.

23 luglio 2014

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