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Pensieri di vita quotidiana

di Nadia Neri

La nostra vita quotidiana ormai oscilla tra paure, orrori per le notizie continue che ascoltiamo, indignazione. Le paure sono pericolose perché spesso inconsce, quindi non riconosciute e alimentate anche da una propaganda raffinata che punta proprio ad alimentarle. Mi assalgono due immagini; la prima è quella del bambino di due anni, in braccio al padre, chiuso per cinque ore in una cella frigorifera, insieme agli ebrei nascosti dal lavoratore musulmano ai terroristi che hanno assalito il supermercato kosher in quel tragico giorno di Parigi. Il bambino ha avuto salva la vita, ma che trauma ha vissuto! Ho immaginato che non abbia mai pianto, ha probabilmente incorporato il divieto attraverso i genitori. Ma dopo riuscirà a piangere?

La seconda immagine che ho interiorizzato è tratta da un documentario trasmesso da Rai 3, con documenti inediti, girati subito dopo la liberazione di Auschwitz. Si vedono lunghe file di tedeschi, famiglie anche con figli piccoli che camminano lentamente, costretti a vedere l'orrore dei campi. Mi ha colpito l'inespressività di quei volti, la silenziosa tragica marcia. Chissà cosa accadeva dentro ognuno di loro, vittime loro stessi, schiacciati da una sconfitta e da una colpa enorme.
È la prima volta che i tre principali monoteismi sono contemporaneamente perseguitati in parti diverse del mondo: sull'antisemitismo vedo reazioni tiepide, non pensiamo solo agli episodi francesi, a Copenaghen, ma anche all’Ungheria del premier Orban, alla Grecia, alla Francia e ad altri Paesi, dove gruppi di estrema destra sono tollerati senza segni di opposizione credibile e tanto meno di indignazione. 

Sull'Islam c'è il rischio molto concreto di assimilare questa religione agli estremisti dell'Isis. Stamattina una persona mi ha chiesto, con molta angoscia ma anche rassegnazione, "secondo lei arriveranno a Roma? Ci sarà la terza guerra mondiale?". Sono proprio questi pensieri 'impensabili' ad allarmarmi, le paure crescenti e un senso di impotenza. Credo che solo riconoscendo la paura che tutti possiamo provare naturalmente, possiamo poi far nascere pensieri e azioni alternativi all'odio. Cosa possiamo fare, cosa può fare ogni singolo uomo nella sua vita quotidiana? 

Molti Giusti non si sono considerati eroi, ma persone normali che hanno sentito la necessità di testimoniare concretamente valori di umanità in una situazione estrema che li negava. Invece nuovamente l'odio è testimoniato in modo estremo dalla figura del kamikaze, che può essere dappertutto e incarnare una disperazione estrema, una miscela esplosiva di fanatismo religioso, di povertà e di odio irreparabile anche verso se stesso. Ora spesso vengono usati bambini o adolescenti, probabilmente più facili da manipolare, con famiglie alle spalle conniventi anche per motivi economici. Si può combattere il fanatismo religioso a partire dalle scuole, con interventi capillari sul razzismo, il pregiudizio, l’intolleranza, e provare a far leggere i testi sacri che pochi conoscono.

Il mio sogno sarebbe anche riuscire a recuperare una dimensione di preghiera universale che vada al di là delle chiese-istituzione, una dimensione di raccoglimento interiore che permetta all'amore e alla compassione di trovare spazio dentro di noi per esprimersi, proprio in questi tempi nei quali tali sentimenti sembrano impossibili o scomparsi.

Nadia Neri, psicologa analista

Analisi di

17 febbraio 2015

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