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Andrej Dmitrievic Sacharov (1921 - 1989)

ha difeso la pace e la dignità umana in Unione Sovietica

Fisico, membro dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, autore di importanti ricerche nel campo dell’astrofisica e della fusione nucleare controllata, figura simbolo del dissenso. È stato tra i maggiori artefici della bomba termonucleare sovietica, venendo per questo insignito tre volte del titolo di “Eroe del Lavoro Socialista”. Nel suo lavoro, Sacharov era già allora convinto di operare per un ideale di pace e progresso: l’equilibrio nucleare come deterrente a un confronto militare globale tra il blocco americano e quello sovietico. 

La sua prima battaglia pubblica ebbe luogo nel 1964 (l’anno che pose fine al “disgelo” di Nikita Sergeevič Chruščëv, estromesso proprio allora dal potere) quando protestò all’Accademia delle Scienze, dove era entrato nel 1953 come membro più giovane, contro l’elezione del biologo Nikolaj Ivanovič Nuždin(1904-1972) seguace delle sballate teorie dell’agronomo Trofim Denisovič Lysenko (1898-1976), ben visto da Stalin e da una parte servile del potere scientifico sovietico. Nel 1966, quando iniziò il famoso processo contro i dissidenti Sinjavskij e Daniėl, Sacharov apprezzò la loro forza e il loro coraggio e sottoscrisse una lettera collettiva  in vista del XXIII Congresso del Partito Comunista contro la possibilità, che era stata ventilata di una riabilitazione di Stalin. Nel 1967 partecipò in prima persona alla difesa di Aleksandr “Alik” Il’ič Ginzburg (nipote di Evgenija Solomonovna Ginzburg, autrice delle memorie del Gulag Viaggio nella vertigine, pubblicate all’estero) e scrisse al capo del KGB Jurij Vladimirovič Andropov (che, dal 1982 al 1984, sarebbe diventato Segretario del Partito Comunista), chiedendo che facesse cessare le vessazioni contro Daniėl, condannato l’anno prima. Telefonò al Segretario del Partito Comunista, Leoníd Il'íč Bréžnev (era ancora membro della nomenklatura scientifica  e tra i suoi privilegi aveva anche quello di poter chiamare i capi del Partito) per chiedere di intervenire sulla drammatica situazione ambientale del lago Bajkal, in Siberia, ma non ottenne nulla.

Il 1968 fu l’anno della svolta: scrisse l’opuscolo (fatto circolare clandestinamente in samizdat e pubblicato all’estero dal “New York Times”, Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, dove auspicava l’avvicinamento delle due massime potenze; manifestava la preoccupazione per le questioni globali della fame e dell’inquinamento; si opponeva alle tentazioni neostaliniste in Unione Sovietica. Si dichiarava favorevole  alla Primavera di Praga e sollevava la questione dei detenuti politici. In quello stesso 1968 Sacharov si avvicinò sempre più al movimento dissidente e quando, nel 1971, sposò Helena Georgievna Bonner era  ormai al centro, con lei, di tutte le battaglie per il rispetto dei diritti umani e della legalità. 

Nel 1975 gli venne assegnato il Premio Nobel per la Pace (che andrà a ritirare sua moglie). All’inizio del 1980 denunciò l’intervento sovietico in Afghanistan e venne relegato nella città di Gor’kij, dove rimarrà pressoché isolato per sei anni. Tornato a Mosca nel dicembre 1986, venne eletto nel 1989 al Congresso dei deputati del popolo, divenendo uno dei capi dell’opposizione democratica, che reclamava riforme rapide e sostanziali. 

Quando morì, il 14 dicembre 1989, Sacharov, era impegnato in un’offensiva parlamentare per l’abolizione dell’art. 6 della Costituzione sovietica sul ruolo-guida del Partito Comunista, e stava anche lavorando senza risparmio ad un progetto di nuova Costituzione. 

Le sue Memorie uscirono postume nel 1990. 

Dal 24 gennaio 2003 a Andrej Sacharov sono dedicati un albero e un cippo nel Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano. 

Libri: 

  • Andrej Sacharov, Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, trad. di Carlo Bianchi, Etas Kompass, Milano 1968;
  • Andrej Sacharov, Parla Sacharov, trad. di Maria Agrati e Pietro Zveteremich, Mondadori, Milano 1974; 
  • Andrej Sacharov, Il mio paese e il mondo, intr. di Giorgio Bocca, trad. di Maria Olsufieva, Bompiani, Milano 1975;
  • Andrej Sacharov, Un anno di lotta di Andrej Sacharov, a c. di Efrem Yankelevic, trad. di Maria Olsufieva, Bompiani, Milano 1977; 
  • Andrej Sacharov, Memorie, trad. di Elana Gori Corti, Sugarco, Milano 1990;
  • Andreij Sacharov, Il mondo tra mezzo secolo, trad. di Bianca Maria Vannutelli, Sugarco 1992;
  • Elena Bonner, Soli insieme. In esilio con Andrej Sacharov Garzanti Vallardi, Milano, 1986

Giardini che onorano Andrej Dmitrievic Sacharov

Andrej Dmitrievič Sacharov è onorato nei Giardini di Kfarnabrakh e Milano - Monte Stella.

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Un albero per Sacharov al Giardino dei Giusti di Milano

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