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Dimitar Peshev (1894 - 1973)

salvò 48.000 ebrei bulgari dalla deportazione quando era vicepresidente del Parlamento

Dimitar Peshev nasce a Kjustendil, dove trascorre l’infanzia e la giovinezza. Ha molti amici ebrei tra i compagni di scuola e di famiglia. Si laurea in legge e diventa magistrato nel 1921, seguendo le orme del padre. Si trasferisce a Sofia e nel 1932 lascia la magistratura per la più redditizia professione di avvocato. Apre uno studio legale nel centro della città, acquista prestigio e frequenta l'alta società che ruota intorno alla corte del re, Boris III. Nel 1935 accetta la proposta di assumere la carica di Ministro della Giustizia e cerca di introdurre delle riforme ispirate alla modernità, slegare dall'influenza dei poteri forti come la Chiesa e l'Esercito, ma si scontra con resistenze insormontabili.

Un anno dopo si oppone all'esecuzione illegale della condanna a morte del capo degli insorti del governo precedente, compromettendo la propria permanenza al governo. Giudicato troppo indipendente, viene sostituito nel primo rimpasto del luglio 1936, ma viene eletto deputato nel 1938 e nominato a sorpresa vicepresidente del parlamento, con forte disappunto del re. Spinto dal desiderio di restituire alla patria i territori strappati alla Bulgaria nelle guerre precedenti, Peshev appoggia l'alleanza con Hitler e accetta che la contropartita sia l'introduzione delle leggi razziali nel suo paese, mentre si oppone alla dichiarazione di guerra della Bulgaria a fianco della Germania contro l'Inghilterra e gli Stati Uniti. 

Nella primavera del 1943 arrivano a Sofia le prime drammatiche notizie sui dodicimila ebrei di Tracia e Macedonia caricati a forza sui treni diretti verso una destinazione ignota. Il Primate della Chiesa ortodossa, Stefan, protesta pubblicamente e si rivolge direttamente al re per chiedere che venga fermata la deportazione. Il re smentisce la notizia, ma gli amici di Peshev, giunti precipitosamente da Kjustendil, gli confermano tutto e chiedono il suo intervento per impedire la partenza dei treni dalle varie regioni del paese, prevista per il giorno successivo, 7 marzo. Peshev, all'inizio incredulo, si convince della realtà del pericolo e si precipita dal Ministro dell'Interno, costringendolo a fermare il piano segreto del governo per consegnare tutti i 48.000 ebrei della Bulgaria ai nazisti. Segue una lettera di protesta in parlamento presentata da Peshev con la firma di 43 deputati della maggioranza di governo, in cui si richiama solennemente lo spirito nazionale e la necessità di difendere l'onore della Bulgaria, di fronte al proprio popolo e alla storia. 

Lo scandalo prodotto nell'opinione pubblica costringe il re e il primo ministro Filov a resistere alle insistenti pressioni dei nazisti per il rispetto degli accordi segreti, ma le conseguenze si ritorcono direttamente su Peshev, che viene destituito dalla carica di vicepresidente del parlamento ed espulso dalla maggioranza. Dopo pochi mesi, in agosto, il re muore improvvisamente di ritorno da un burrascoso incontro con Hitler e il potere passa nelle mani di Filov. Peshev viene definitivamente emarginato, ma nessuno osa più progettare un nuovo piano contro gli ebrei. 

Con l'arrivo dell'Armata Rossa, che occupa la Bulgaria alla fine del 1944, il clima politico si capovolge. Tutta la vecchia classe dirigente filofascista al potere viene spazzata via e si aprono i grandi processi contro i vertici dello Stato. Il gruppo dei reggenti viene condannato a morte e il figlio del re, ancora bambino, costretto all'esilio con la madre. Gran parte dei deputati viene condannata a lunghi anni di carcere e alcuni vengono fucilati. Peshev è condannato a quindici anni di carcere duro e alla requisizione di tutti i beni. Viene liberato per amnistia dopo un anno e mezzo, ma è costretto a vivere emarginato dalla società, senza lavoro e senza mezzi di sussistenza, ospite della sorella, fino alla morte, avvenuta il 20 febbraio 1973.
 

È stato insignito del titolo di "Giusto tra le Nazioni" dallo Yad Vashem a Gerusalemme. 
La sua storia è raccontata ne libro di Gabriele Nissim L'uomo che fermò Hitler (Mondadori, Milano, 1998)

Dal 6 marzo 2013, prima Giornata Europea dei Giusti, a Dimitar Peshev sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano. 

Segnalato da Gariwo per Wefor

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