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Polidoro Benveduti (1891 - 1979)

un uomo politico importante che salvò l'amico ebreo e tutta la sua famiglia a Roma

Discendente della famiglia dei marchesi di Gubbio (ma nato a Perugia e non a Gubbio secondo i Ruoli di anzianità del Ministero della pubblica istruzione, contrariamente alle altre fonti biografiche), in gioventù aderì al movimento futurista organizzando varie serate in Umbria nel 1913-1914. Interventista, partecipò alla prima guerra mondiale, come ufficiale dell'aviazione, dal 1916 al 1919.
Nel 1918 conseguì la laurea in scienze naturali all'Università di Roma. Pubblicò nel 1920 uno studio sulle Tavole Eugubine e in seguito altri lavori di storia locale.
Aderì al fascismo prima del 1922, partecipò alla Marcia su Roma e, come squadrista, prese parte ancora nel 1926 ad atti di violenza e vandalismo contro antifascisti, come fu accertato nel procedimento di epurazione a cui fu soggetto dopo la Liberazione.
Negli anni Venti si occupò di ceramica, aprendo a Gubbio nel 1921 la Fabbrica majoliche Mastro Giorgio che sperimentò con un certo successo anche il recupero di antiche tecniche di fabbricazione, ma chiuse nel 1929.
Insegnò poi materie scientifiche, dal 1933, nelle scuole secondarie di avviamento professionale. In questo periodo collaborò all'ordinamento dell'Archivio storico comunale di Gubbio e nel 1934 ne fu nominato direttore.
Al principio del 1938 iniziò a collaborare con l'Istituto di patologia del libro, che era allora in corso di istituzione, e alla fine dell'anno vi fu comandato, a seguito di un concorso per titoli riservato ai professori delle scuole secondarie. Si occupò in particolare della fabbricazione della carta, della sua conservazione e delle sue alterazioni, e in seguito delle tecniche fotomeccaniche e micrografiche, pubblicando alcuni articoli nel «Bollettino» dell'Istituto.

Entrò nei ruoli delle biblioteche governative dal 1º luglio 1940 come bibliotecario aggiunto, ma in pratica non iniziò il servizio perché era in quel periodo richiamato alle armi, in zona di operazioni fino ai primi mesi del 1941.
Nel 1942 lavorò a Roma alla Biblioteca Casanatense, poi dal 1943 - a quanto pare dopo un breve periodo all'Alessandrina - alla Biblioteca nazionale centrale, addetto a una sala di lettura. Durante l'occupazione nazista di Roma collaborò con i tedeschi, fornendo informazioni tecniche e relative ad apparecchiature di precisione da requisire e, a quando pare, denunciando anche un collega dell'Istituto di patologia del libro che procurava documenti falsi agli ebrei. Nello stesso periodo, tuttavia, nascose nella sua casa, a Roma, un amico di gioventù ebreo, l'avvocato Ettore Ajò di Gubbio, con la sua famiglia. Lasciò Roma prima della liberazione della città seguendo i tedeschi al Nord.
Sottoposto a procedimento di epurazione dopo la liberazione di Roma, venne dispensato dal servizio, con decisione definitiva nel febbraio 1947, essendo stata provata la sua attività di informatore dell'OVRA, da cui era retribuito mensilmente per i suoi rapporti, a partire dal marzo 1940.
Beneficiò in seguito, però, di un provvedimento di amnistia e venne riammesso nei ruoli, come vicebibliotecario. Lavorò, almeno dal 1952 alla Biblioteca universitaria di Cagliari, conseguendo la promozione a bibliotecario di 2ª classe dal gennaio 1955 e a bibliotecario di prima classe dal novembre 1956. In questo periodo collaborò con articoli di storia della Sardegna a «Ichnusa» e al «Nuovo bollettino bibliografico sardo»
Dall'estate 1959, a seguito del trasferimento per motivi politici di Alberto Guarino, venne incaricato della direzione della Biblioteca universitaria di Cagliari, che tenne fino all'autunno 1961, quando fu collocato a riposo. Tornò in seguito a vivere a Gubbio.
Socio dell'Associazione italiana biblioteche probabilmente dal 1940, partecipò in quell'anno al VI Congresso nazionale, tenuto a Napoli. Nel dopoguerra intervenne al Congresso del 1953, tenuto a Cagliari, con una comunicazione sulle possibili applicazioni della microriproduzione.
Fu anche socio fondatore del Rotary Club di Gubbio.
Le sue carte sono state donate nel 1985 dalla seconda moglie alla Biblioteca comunale Sperelliana di Gubbio.

(biografia tratta dal sito AIB)


Testimonianza di Angelo Riccardini - Gubbio, 28 marzo 2007

Leggendo stralci di un diario di Guerra scritto dall'Avv. Ettore Ajò raccolto da una scuola di Gubbio in una pubblicazione del 2001, ho incontrato la figura di Polidoro Benveduti. Amico di famiglia dell'Ajò, (entrambi nati a Gubbio), Polidoro, pur rivestendo incarichi politici importanti a Roma, ospita in casa sua l'amico ebreo e la sua famiglia sino alla liberazione di Roma. Il diario accenna ai pericoli e ai rischi corsi da Polidoro. La lettura ha richiamato alla mia memoria i ricordi di bambino, cresciuto nello stesso palazzo dove abitava Polidoro Benveduti. Questo vecchio signore alto e magro, la sua chioma candida e i suoi lunghi racconti, ma mai un accenno a quei fatti. 

La scoperta di questa storia attraverso la pubblicazione del 2001 giunge molti anni dopo la sua morte e questo personaggio è ormai sconosciuto a molti. Non ha lasciato eredi ed ha donato i suoi libri alla biblioteca cittadina. 

Alcune persone della famiglia Ajò da lui aiutate sono vive ( allora erano bambini - figli dell'avv. Ettore Ajò) e hanno concesso l'autorizzazione per la pubblicazione di stralci del diario all'ITIS di Gubbio. Ho fatto qualche indagine sulla famiglia Ajò anche tramite parentele acquisite ed ho scoperto che anche gli altri fratelli dell'avvocato Ajò trovarono rifugio e protezione presso amici, parenti e comuni conoscenti. Tutti riuscirono a salvarsi.

Segnalato da Angelo Riccardini

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