(Foto da Wikimedia Commons)
Il 19 luglio 1992 il giudice Paolo Borsellino perse la vita nella strage di via D'Amelio assieme agli uomini della sua scorta, a pochi mesi dall'attentato che uccise Giovanni Falcone, sua moglie e i suoi uomini.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio ai familiari del magistrato scrive: "La strage rappresentò il culmine di una delle fasi più gravi e inquietanti della sanguinosa offensiva della criminalita' organizzata contro le istituzioni democratiche. Con l'attentato di via D'Amelio si volle colpire sia un simbolo della causa della legalita' che, con rigore e abnegazione, stava svolgendo indagini in grado di piegare le più agguerrite forme di delinquenza sia un uomo che, con il suo esempio di dedizione e la sua dirittura morale, stava mobilitando le migliori energie della società civile dando a esse crescente fiducia nello stato di diritto".
In un'intervista rilasciata al giornalista Lamberto Sposini poco tempo prima della sua morte, Paolo Borsellino diceva: "Credo profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che io lo faccia e che lo facciano tanti altri insieme a me e so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione, o financo dalla certezza, che questo può costarci caro".
Il Comitato Foresta dei Giusti ha elaborato un documento sul profondo legame tra chi si oppone alla mafia e le tematiche dei Giusti e perciò auspica che nei Giardini dei Giusti siano ricordate anche queste figure.
Fondazione Progetto Legalità
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Paolo Borsellino, puntata de La Storia siamo noi