Il volume parla di un viaggio in Armenia percorso poco tempo dopo il drammatico terremoto del dicembre dell’89. Oltre alle ferite delle case sventrate, delle famiglie e delle vite distrutte vi sono anche le ferite di un paese dai confini minacciati, che deve affrontare il difficile compito della costruzione della propria libertà e della propria indipendenza.
L’autore si trova dunque a porsi tutti gli interrogativi angoscianti di un armeno della diaspora alle prese con l’Armenia reale: una società attraversata da tensioni e contraddizioni, da carenze strutturali e da problemi contingenti, che cerca di risollevare il capo dopo decenni di umiliazioni e sacrifici e si confronta con il tormentato percorso dell’autonomia e dello sviluppo.
Le pietre, quelle dei monasteri, dei katchar e delle rocce impervie dell’altopiano prendono così vita e lanciano grida: la storia infatti non è ancora diventata “passato” ma irrompe nel presente di ognuno di noi urlando tutta la sua drammaticità.