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Spingendo la notte più in là

di Mario Calabresi Mondadori, Milano, 2007

"Il 17 maggio 1972, mentre usciva di casa, il commissario Luigi Calabresi venne ucciso con due colpi di pistola, uno alle spalle e uno alla nuca. Era sposato con Gemma Capra, che allora aveva 25 anni ed era in attesa del terzo figlio. Luigi Calabresi era nato a Roma il 14 novembre 1937. Dopo aver studiato Legge entrò in polizia. Il suo primo incarico fu a Milano dove arrivò alla fine del 1966: venne assegnato all’ufficio politico e si occupò, a partire dal 1968, di eversione. Partecipò all’indagine sulla strage di piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969, nel corso della quale morì l’anarchico Giuseppe Pinelli, cadendo dalla finestra del suo ufficio durante gli interrogatori per la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Divenne bersaglio di una campagna di stampa che lo indicò come l’assassino di Pinelli”.
Con queste parole inizia un delicato lavoro di ricostruzione storica: Mario Calabresi, con acuta lucidità, riesce a raccontare di sé e della propria famiglia. Figlio del commissario, aveva due anni quando il padre fu assassinato. Ora ricostruisce, attraverso frammenti di memoria personale, la dolorosissima esperienza che lega i familiari delle vittime del terrorismo nel nostro Paese.
Intrecciando tra loro i fili smarriti dei tanti “figli di”, come Antonio Custra, Luigi Marangoni, Emilio Alessandrini, Calabresi compie un gesto al contempo di riconciliazione e di ricostruzione storica di quella memoria collettiva ormai scomparsa: si pone il difficile obiettivo di descrivere il punto di vista delle vittime del terrorismo, per non dimenticare ma al tempo stesso per poter andare oltre e continuare ad amare.
“Penso che voltare pagina si possa e si debba fare, ma la prima cosa da ricordare è che ogni pagina ha due facciate e non ci si può preoccupare di leggerne una sola, quella dei terroristi o degli stragisti, bisogna preoccuparsi innanzitutto dell’altra: farsi carico delle vittime. Bisogna partire dalle vittime, dalla loro memoria e dal bisogno di verità. Farsi carico è la parola chiave. Delle richieste di giustizia, di assistenza, di aiuto e di sensibilità. Lo dovrebbero fare le istituzioni, la politica, ma anche le televisioni, i giornali, la società civile. Un paese capace di voltare pagina in modo sereno e giusto conviene a tutti, non certo e non solo a chi è stato colpito”. (pag. 95 ss.)
“Dare vita a un “Giorno della memoria” dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi. La proposta è in un testo di legge presentato al Senato da Sabina Rossa, la figlia di Guido. […] La proposta di legge prevede che, durante il Giorno della Memoria, nei Comuni possano essere organizzate cerimonie, iniziative, incontri, momenti comuni di ricordo, di riflessione nelle scuole, per ricostruire una memoria storica condivisa”. (pag. 92 ss.).
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha detto: “Sento il bisogno di mantenere viva nell’opinione pubblica e tra le forze politiche la memoria della gravità dell’attacco portato dal terrorismo alle istituzioni democratiche e il ricordo di quanti le hanno difese con coraggio fino al sacrificio della vita”. (pag. 76).

La scelta di segnalare questo libro nasce dalla condivisione dello spirito che lo anima: la forte necessità per il nostro Paese di ricordare il coraggio civile di coloro che, talvolta involontariamente o per caso, si sono trovati di fronte a una scelta e si sono esposti, pagando di persona.
“In un Paese che non riesce a trovare modelli, esempi, che occasione sprecata non ricordare, avere rimosso. Il rigore e lo scrupolo di Vittorio Occorsio, l’onestà intellettuale e il coraggio di Guido Rossa sono lì. Un patrimonio di tutti.
Ci vorrebbe una sensibilità diffusa, manca un sentire collettivo, e tutto questo non può essere una questione privata. E ancora si fa fatica a pronunciare parole chiare di condanna della violenza politica”.

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