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Un «giusto» ritrovato

di Alberto Tronchin Treviso, Istresco, 2007

Un «giusto» ritrovato. Karel Weirich: la Resistenza civile e il salvataggio degli ebrei in Italia, di Alberto Tronchin

Questo agile volumetto ricostruisce le vicende di Karel Weirich, giornalista cecoslovacco (questa è la grafia corretta) residente a Roma durante il ventennio e legato all'ambiente vaticano. Dopo l'invasione nazista della Cecoslovacchia, tramite i suoi contatti con gli ambienti giornalistici cechi, Weirich comincia ad inviare in Vaticano informazioni sulla sua patria occupata e nella seconda metà del 1940 fonda l'Opera di San Venceslao per «la gestione di un fondo destinato ad opere di carità, al culto di San Venceslao, re e Santo Patrono Nazionale Ceco, ed al mantenimento dell'altare a lui dedicato presente nella basilica di San Pietro» (p. 60). L'attività dell'Opera si concentra nel soccorso dei connazionali: si trattava nella maggioranza dei casi di ebrei che avevano abbandonato la madre patria dopo l'invasione nazista per cercare rifugio o una via di fuga in Italia e che dopo il giugno del 1940 erano stati internati nei campi fascisti. Dato che l'Opera era riuscita ad impiantare un vasto lavoro di assistenza, Weirich decise di creare un consiglio direttivo, composto, oltre che dal fondatore, da padre Josef Olef e Viktor Miller. L'attività di Weirich e dell'Opera si intrecciò con tutto quel mondo impegnato nell'assistenza dei profughi molto attivo a Roma per tutto il periodo della guerra: basti pensare alla Croce Rossa, alle organizzazioni cristiane ma soprattutto alla DELASEM, organizzazione di autosoccorso ebraica. Dopo l'8 settembre 1943 l'Opera non divenne illegale per il suo carattere ufficialmente «ariano» e continuò la sua attività di assistenza in bilico tra forme legali (invio di aiuti agli ebrei cecoslovacchi internati) e forme clandestine (reperimento e distribuzione di documenti falsi). La cosa non sfuggì ai nazisti che il 1 aprile 1944 arrestarono Weirich. L'intervento del Vaticano gli evitò la fucilazione. Questa interessante vicenda è stata ricostruita dall'autore sulla base dell'archivio privato di Weirich, sfuggito miracolosamente al suo arresto. Una scelta di questi documenti è stata pubblicata in un'ampia appendice. Oggi copia di queste interessanti carte, che potrebbero essere ancora consultate con profitto, si trovano depositate presso l'Istresco. Questo episodio rappresenta un tassello dell'assistenza e della resistenza a Roma durante la guerra: esperienza capillare, istituzionale e privata, dai tratti molecolari e per questo in parte sfuggente, che attende ancora di essere inquadrata nella sua complessità, in una città in cui metà della popolazione era nascosta nella casa dell'altra metà, come sostenevano non senza ragione le autorità naziste. In particolare l'esperienza dell'accoglienza nei nove mesi dell'occupazione, attende ancora di essere studiata sistematicamente. Andrebbero costruite delle tipologie del soccorso, per tentare di mettere in luce quali fattori e quali dinamiche determinavano scelte difficili prese in condizioni estreme, in cui si metteva a repentaglio la vita propria e delle persone con cui si viveva a contatto, oppure scelte oculate in prospettiva di un ribaltamento delle posizioni determinato dalle alterne fortune militari.


Recensione di Gabriele Rigano dal sito sissco.it

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