Le pagine di questo libro "mettono a nudo gli aspetti più violenti del comunismo nei Paesi dell' Est, durante gli ultimi anni di Stalin al potere. La Tannenbaum (...), figlia di madre russa e di padre ebreo tedesco, aveva sposato nell' immediato dopoguerra un addetto stampa dell'ambasciata polacca a Roma, presto richiamato a Varsavia (...). La vita nella Polonia comunista presto si rivela insopportabile; ma il progetto di fuggire dal Paese purtroppo non riesce ed entrambi finiscono in galera: lei condannata a un anno di prigione, lui a un anno e mezzo. Le pagine della Tannenbaum sono il racconto di quell' esperienza, scritto con un pathos e insieme con una verve che avvincono il lettore anche nei passaggi più drammatici".
di Arturo Colombo, tratto da Corriere.it