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Condannata Aung San Suu Kyi

altri 18 mesi agli arresti domiciliari

Un manifestante regge la gigantografia di Aung San Suu Kyi (Foto di  Totaloutnow)

Un manifestante regge la gigantografia di Aung San Suu Kyi (Foto di Totaloutnow)

Aggiornamento 7 settembre 
Processo a Aung San Suu Kyi, accolta la richiesta d'appello. Il 18 settembre le parti presenteranno le proprie argomentazioni. 

Aggiornamento 11 agosto
La condanna a tre anni di lavori forzati ridotta della metà dal Ministro degli Interni e la detenzione tramutata in arresti domiciliari dopo le proteste da tutto il mondo. 
Palese l'obiettivo di impedire al premio Nobel per la Pace di presentarsi alle elezioni indette dalla Giunta militare birmana per il 2010.


18 maggio
Aung San Suu Kyi sotto processo
Arrestata e processata a porte chiuse Aung San Suu Kyi, 63 anni, vincitrice del premio Sacharov e del premio Nobel per la pace nel 1991.
Accusata di aver violato gli arresti domiciliari a cui è stata sottoposta per tredici anni, e che sarebbero scaduti il 27 maggio, per avere accolto e rifocillato il mormone americano, John William Yettaw, che il 6 maggio ha attraversato a nuoto un lago per raggiungerla nella sua abitazione. 
Ora l'icona della resistenza contro il regime dei generali birmani rischia una nuova condanna da scontare in carcere, in condizioni durissime, che possono mettere a repentaglio la sua vita.
Rita Levi Montalcini ha dichiarato al quotidiano La Repubblica: "Sono preoccupata per le condizioni di salute di Aung San Suu Kyi che, dalle scarse notizie che ci giungono, si stanno aggravando. La reclusione in cella avvenuta pochi giorni fa dopo la lunghissima prigionia in casa, cui il governo del suo Paese la costringe da 13 anni, è un ulteriore rischio per la salute del Premio Nobel birmano".
"Nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli esseri umani, Aung San Suu Kyi deve essere liberata subito - chiede Levi Montalcini - e ricevere le urgenti cure necessarie. Mi auguro che l'appello avanzato a livello parlamentare, italiano ed europeo, per la liberazione di Aung San Suu Kyi sia accolto dal governo di Yangon. Con questo atto oggi il Myanmar potrebbe aprire le porte al dialogo per una auspicata riconciliazione nazionale".

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