Il "bagitto" era un antico linguaggio parlato dalla comunità ebraica livornese, utilizzato per comunicare in situazioni di pericolo o quando era necessario mantenere la riservatezza.
Il docente di Storia della lingua italiana all’Università di Pisa Fabrizio Franceschini e Alessandro Orfano hanno svolto una ricerca su questo dialetto e hanno catalogato un archivio sonoro memorizzandolo su Cd-Rom. Franceschini spiega che durante il fascismo venivano pronunciate espressioni in questo dialetto per indicare l'arrivo di un nemico.
Il docente racconta a Marco Gasperetti del Corriere della Sera: "Sino a metà a Ottocento il bagitto era un linguaggio completo. La comunità ebraica, di origine sefardite, aveva ufficialmente due lingue: quella portoghese, per gli atti amministrativi, e quella spagnola come idioma letterario. Il bagitto era la terza lingua con la quale si poteva parlare liberamente in pubblico senza rischiare di essere perseguitati, ma anche solo per raccontare cose intime che gli altri non dovevano sapere. Ed il bagitto è stato usato durante la persecuzione nazifascista".