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Nobel, 20 Paesi lo boicottano

disertano la cerimonia gli Stati più vicini a Pechino

Secondo il Comitato norvegese del premio 19 Paesi oltre alla stessa Cina non parteciperanno alla cerimonia ad a Oslo di assegnazione del Nobel per la Pace al dissidente cinese in carcere Liu Xiaobo

Le Nazioni che non saranno presenti sono Russia, Kazhakstan, Colombia, Tunisia, Arabia Saudita, Pakistan, Serbia, Iraq, Iran, Vietnam, Afghanistan, Venezuela, Filippine, Egitto, Sudan, Ucraina, Cuba e Marocco. Questi Governi hanno aderito all'appello per il boicottaggio lanciato dalla Cina.

PREMIO CONFUCIO

Il governo cinese ha accolto con molte proteste la scelta di assegnare il Nobel a Liu Xiaobo: sua moglie Liu Xia è stata messa agli arresti domiciliari senza processo, Pechino ha minacciato ritorsioni contro tutti i Paesi che parteciperanno alla Cerimonia. Un'associazione vicina al governo cinese ha consegnato oggi il Premio Confucio per la pace all'ex presidente taiwanese Lian Chen, considerato uno degli artefici della recente distensione tra Pechino e Taipei. L'ex presidente non ha ritirato il riconoscimento.

HAVEL: "LA CINA DEVE PROMUOVERE I DIRITTI UMANI"

L'arcivescovo Desmond Tutu e l'ex presidente della Repubblica Ceca Václav Havel, promotore del documento Charta '77 a cui si è ispirato Liu Xiaobo e della candidatura al Nobel di Liu Xiaobo scrivono: "Il mondo deve opporsi al modello cinese di sviluppo che disgiunge le riforme economiche da quelle politiche [...]. La liberalizzazione economica e l'integrazione hanno tolto dalla povertà milioni di persone e reso la Cina la seconda economia più importante al mondo. Per elevarsi, però, al rango leader, la Cina deve essere più di una potenza economica amorale: deve promuovere e proteggere i diritti umani del suo popolo [...]. 

La Cina adesso ha un'occasione davvero unica: può celebrare l'inizio di una nuova rotta, che le consenta di indossare le vesti di leader mondiale da ogni prospettiva, compresa la capacità di rispettare il dovere di promuovere e proteggere i diritti umani. Questo approccio, però, deve iniziare dalla Cina, dal rispetto degli obblighi previsti dalla sua stessa Costituzione e dagli accordi internazionali. Per Pechino il primo passo da compiere, perciò, deve essere la liberazione immediata e senza riserve di Liu Xiaobo e della moglie Liu Xia prima della cerimonia della consegna del Premio Nobel per la Pace fissata il 10 dicembre". 

LIU XIAOBO: "SONO INNOCENTE PERCHÉ CREDO NELLO STATO"

Il dissidente scrive: "Nel 2004 il Parlamento cinese ha emendato la Costituzione introducendovi la frase 'lo Stato rispetta e garantisce i diritti umani', facendo della garanzia dei diritti umani un principio costituzionale del governo legittimo dello Stato. I diritti dell'uomo che lo Stato deve rispettare e garantire sono regolati dall'articolo 35 della Costituzione e il diritto di espressione è uno dei fondamentali. Con la manifestazione delle mie diverse opinioni politiche ho esercitato, da cittadino cinese, il diritto alla libertà di espressione e non sono non potrei subire restrizioni politiche e privazioni arbitrarie, ma anzi dovrei ricevere il rispetto dello Stato e la protezione della legge".

Durante la cerimonia verrà lasciata una sedia vuota in rappresentanza di Liu Xiaobo.

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