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Commento a quanto è accaduto

analisi di Tarek Heggy sull'Egitto

La docente Valentina Colombo ha tradotto una riflessione dello scrittore egiziano Tarek Heggy che in questo momento si trova in Egitto con la sua famiglia.

Lo scrittore analizza la situazione in Egitto e in Tunisia individuando diversi comuni denominatori tra i Paesi e successivamente cerca di immaginarsi lo scenario che si delineerà alla conclusione delle manifestazioni: 

"Che cosa accadrà dopo? Credo che il governo non riuscirà a contenere e a reprimere la rivolta popolare iniziata la mattina del 25 gennaio 2011. E che a nulla varrà 'il tentativo di minimizzare le dimensioni e il significato di quanto sta accadendo', tentativo fatto dal governo e dai suoi seguaci (tra cui 'grandi' giornalisti di nomina governativa, che possono essere messi e tolti a seconda della necessità). Credo che la palla di neve continuerà a rotolare e a crescere in dimensioni e contenuto, tanto da costringere il governo e i suoi seguaci ad affrontare la realtà. Lo scenario più probabile è che il Presidente faccia alcune concessioni ai ribelli, come nominare un nuovo governo e dichiarare di non ripresentarsi per un sesto mandato (annuncerà che gli è bastato governare l’Egitto solo per 30 anni!) Così come annuncerà che suo figlio (la cui candidatura alla carica di Presidente è criticata dalla maggior parte dei ribelli, idea che vede la maggior parte degli egiziani ad eccezione delle persone legame al regime attuale ritiene offensiva alla dignità dell’Egitto e degli egiziani) non sarà il suo successore. Offrirà una manciata di promesse, di riforme politiche ed economiche. E con molta probabilità questo accadrà dopo che la rivolta si sarà acutizzata e dopo che si sarà reso conto dell’impossibilità di controllarla a meno di non ricorrere a una dose molto elevata di violenza, con la conseguente perdita di molte vite, scenario da escludere per motivi nazionali e internazionali. Ma c'è anche che il regime scelga di non prendere posizione in mezzo alla tempesta, ma questo resta uno scenario meno probabile ... tuttavia è uno scenario molto pericoloso che condurrebbe a conseguenze disastrose. A mio parere, non c’è dubbio lo scenario 'possa' portare al coinvolgimento nella crisi delle 'forze armate'. Il che potrebbe portare nel corso di alcuni mesi o di pochi anni a un cambio di presidente (Mubarak compirà 83 anni il prossimo 4 maggio) per mano dell’esercito. 

Questo farebbe arretrare l’Egitto politicamente, economicamente e culturalmente, e ne danneggerebbe troppo il peso strategico. Resta una domanda molto importante: non è forse opinione generale che il popolo egiziano che è stato descritto dal comandante islamico che ne ha guidato la conquista, Amr ibn al-As, come 'un popolo che reagisce e si ribella solo quando manca il pane'? La storia (quella di Ibn Iyas ad esempio) ci narra che gli egiziani mangiavano, in periodi di carestia, cani e gatti, ma non rivolgevano la loro rabbia direttamente al sovrano ovvero il Faraone! La mia risposta è che l'attuale presidente è asceso al potere nel 1981. Gli egiziani che si ribellano oggi sono completamente diversi dagli egiziani che si sono trovati Hosni Mubarak al potere dopo l’assassinio di Sadat il 6 ottobre 1981. Gli egiziani degli anni Ottanta sono i 'figli e le figlie' dello Stato egiziano, sono cittadini smidollati, sono dipendenti che lavorano per lo Stato, governato dal faraone. Gli egiziani che si ribellano oggi sono figli della globalizzazione, di internet e Facebook, la maggior parte di loro non è dipendente statale, grazie alla tecnologia moderna sono bene informati sul mondo esterno, quindi conoscono perfettamente l’atroce differenza tra i governi che governano e i governi servili.... Queste persone alimenteranno la 'valanga' che crescerà sempre più e imporrà il cambiamento, al contempo porteranno la rivolta a una 'soglia critica' tanto che le cose non potranno più essere come prima …" 

Valentina Colombo è docente di Geopolitica del mondo islamico all'Università Europea di Roma e Senior Fellow presso la European Foundation for Democracy (Bruxelles). È curatrice della raccolta di saggi di Tarek Heggy Le prigioni della mente araba, Marietti, Torino, 2010.

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