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Solženicyn oggi

in uno scritto di Marta Dell’Asta

7 aprile 2011, ore 11.00
Giardino dei Giusti di tutto il mondo - MIlano
piazza Santa Maria Nascente
(MM QT8)

La studiosa di Letteratura russa, che ha tradotto la biografia di Aleksandr Solženicyn, ci ripropone il grande dissidente in una veste forse poco esplorata finora: quella di uomo e autore non rinchiuso nei cliché ideologici, ma profondamente "antitotalitario", e per questo ancora più attuale.

Uno scrittore capace, davanti alle grandi tragedie del Novecento, di affermare: "… Ci fermiamo stupefatti davanti alla fossa nella quale eravamo lì lì per spingere i nostri avversari: è puro caso se i boia non siamo noi ma loro. Dal bene al male è un passo solo, dice un proverbio russo. Dunque anche dal male al bene".

Il valore della memoria di Solženicyn oggi
di Marta Dell'Asta

Preservare la memoria di uno dei più grandi scrittori del ‘900, Aleksandr Solženicyn, non è semplicemente un debito di gratitudine nei confronti dell’uomo che ha intrapreso una lunga, personale battaglia col totalitarismo senza temere il prezzo da pagare. E non è neppure soltanto il riconoscimento del suo ruolo storico nell’additare a tutti la realtà spaventosa del Gulag.
In effetti, preservare la memoria di Solženicyn è una necessità per noi, ci conviene enormemente perché ci offre due cose che sono merce rara al giorno d’oggi: una personalità integrale (che non vuol dire senza punti deboli), profondamente unita in sé, in ciò che crede e in ciò di cui vive; e secondariamente un’intelligenza acuta, da artista, che sa «leggere» la realtà in tutti i suoi risvolti giungendo sempre fino all’essenziale.

La riduzione peggiore che si può fare di Solženicyn è quella di confinarlo nello spazio sovietico, oltretutto sempre più lontano nel tempo, così che il suo significato si riduca in sostanza all’«anticomunismo». Una visione limitata che non dà ragione della sua reale grandezza, come pure dell’impatto fortissimo che la sua opera ha avuto su intere generazioni, all’Est come all’Ovest. Tanto per incominciare bisogna essere più ampi, e parlare casomai di «antitotalitarismo», un concetto molto più vasto e radicale di anticomunismo, e che ha degli agganci impressionanti con una certa deriva delle democrazie, come Solženicyn stesso ha più volte richiamato nei suoi «discorsi occidentali». E poi bisogna andare al di là della dimensione esclusivamente politica per capire di che natura sia effettivamente questo suo antitotalitarismo, se sia, cioè, solo politico o si ponga essenzialmente su un altro piano.

Tutta l’opera letteraria di Solženicyn, anche il libro che normalmente si ritiene più politico, l’Arcipelago Gulag, offre una quantità di indicazioni inequivocabili in questo senso: «Chiuda pure il libro a questo punto il lettore che si aspetta di trovarvi una rivelazione politica. Se fosse così semplice! …Ma la linea che separa il bene dal male attraversa il cuore di ognuno. …Nel corso della vita di un cuore quella linea si sposta… Il medesimo uomo diventa, in età differenti, in differenti situazioni, completamente un’altra persona. … Ci fermiamo stupefatti davanti alla fossa nella quale eravamo lì lì per spingere i nostri avversari: è puro caso se i boia non siamo noi ma loro. Dal bene al male è un passo solo, dice un proverbio russo. Dunque anche dal male al bene».
Il valore dell’opera di Solženicyn sta tutto in questo ricondurre ogni cosa all’uomo; qui c’è il giudizio del male e la possibilità del riscatto. Nel secolo in cui tutto è stato ridotto a politica al punto che l’uomo è stato cancellato,

Solženicyn ci offre la dimostrazione che l’uomo c’è e può vincere, basta che si ricordi di se stesso. Anche oggi che si nega l’uomo in tanti altri modi, la sua affermazione dell’irriducibilità dell’uomo è assolutamente preziosa.
Nonostante la disumanità e la menzogna, l’uomo può restare se stesso se scopre dentro di sé una forza inimmaginabile, che gli permette di conservare sempre il suo rapporto costitutivo con la verità e «vivere senza menzogna». È l’anima, una realtà invisibile che però lo costituisce e la cui esistenza non può essere mai annullata definitivamente. L’uomo, così, si scopre definito dal rapporto con l’infinito, da un’irriducibile sete di infinito e di immortalità.
Un’altra motivazione della grandezza di Solženicyn è il suo radicale superamento della posizione ideologica, secondo cui ciò che decide della verità e della realtà delle cose è sempre l’idea. Solženicyn ha saputo superare l’ideologia, ogni ideologia e non solo quella marxista, con un’esperienza che rimanda al cuore dell’uomo, là dove passa la famosa «linea che separa il bene dal male». La sua vita è l’illustrazione più convincente della potenza del cuore, questo centro focale della persona.

La caduta del comunismo ha rappresentato infine la migliore verifica della sua posizione, che si è rivelata veramente universale, non legata alla semplice opposizione al regime sovietico. In effetti, non è difficile constatare che certe categorie, che Solženicyn ha affermato con forza, sono ciò che meglio risponde alla pressione dell’attuale società globale: ripartire dall’uomo, recuperare l’orizzonte dell’assoluto, ricercare la libertà nella verità. Riportare le cose di tutti i giorni alla loro misura autentica, eterna.

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