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Commissione per la verità in Brasile

sui crimini commessi dalla dittatura militare

La Presidente brasiliana Dilma Rousseff ha firmato una legge istitutiva di una Commissione per la verità per indagare sulle violazioni dei diritti umani compiute in vari periodi della storia del Paese, compreso il regime degli anni 1964-85 che perseguitò la stessa Rousseff. 

La Commissione sarà composta di 4 membri, che avranno a disposizione due anni di tempo per stilare il loro rapporto. Avrà il potere di ascoltare testimoni sotto giuramento e di accedere a tutti i documenti governativi, ma probabilmente la sua azione sarà resa vana da un vigente provvedimento di amnistia che protegge tanto i militari, quanto gli ex ribelli di estrema sinistra. 


Nel corso di una cerimonia al Palazzo presidenziale, Dilma Rousseff ha affermato: "Onoriamo le generazioni di brasiliani che sono morti non con la vendetta, ma con un processo di costruzione della verità e della memoria". Le Commissioni di verità e riconciliazione sono state sperimentate per la prima volta in Sudafrica, nella difficile transizione dall'apartheid alla democrazia. 


Alcune associazioni per i diritti umani hanno manifestato delusione perché l'attività della Commissione non è destinata a sfociare in processi penali, al contrario di quanto accaduto in altri Paesi latinoamericani. Negli anni del regime militare scomparvero più di 400 persone, un numero molto inferiore a quello registrato in Argentina e Cile, ma i torturati, gli esuli e le persone private dei diritti politici furono migliaia.   

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