Una fiaccolata silenziosa ha affollato via Monticelli a Roma, per protestare contro la rimozione delle pietre d'inciampo dedicate alla deportazione delle sorelle Elvira, Graziella e Letizia Spizzichino.
Le "pietre d'inciampo" sono un progetto dell'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare i deportati nei campi di sterminio nazisti che abitavano le città di tutta Europa. Il progetto nasce a Colonia nel 1990: quando incontra una donna che nega la deportazione dei sinti del 1940, l'artista decide di dedicarsi a ricordare tutti coloro che sono stati condotti nei campi di sterminio.
La "pietra d'inciampo" è un sampietrino in bronzo che ha inciso il nome delle vittime, posta davanti alla casa dove abitava il deportato. Ci sono circa 27 mila pietre in Europa e anche Roma è entrata in questo grande "circuito della memoria".
Questo piccolo "monumento alla memoria" si integra con il paesaggio, diventa parte del tessuto urbano della città e in maniera discreta tiene viva l'attenzione su una pagina di storia che troppo spesso si cerca di dimenticare.
A Roma quest'anno sono state collocate 72 nuove pietre, tra cui quella per Don Pietro Pappagallo, il sacerdote che durante la guerra ha dato aiuto ai perseguitati di ogni fede e condizione ed è stato ucciso alle Fosse Ardeatine ispirando il celebre film di Rossellini Roma città aperta.
Le pietre sono state così tante anche grazie allo Sportello aperto presso la Casa della Memoria e della Storia della Capitale, a cui chiunque può rivolgersi per chiedere una pietra d'inciampo. Ciascuna pietra costa circa 100 euro ed è finanziata dal richiedente.
L'autore del gesto è stato un romano di 41 anni. Ha dichiarato che ha rimosso le pietre dato che non voleva "un cimitero proprio davanti al portone" di casa sua.
Nel box a fondo pagina il sito internet dedicato al progetto "Memorie d'inciampo".