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I Giusti dell'Iran

storie di coraggio tra Teheran e Parigi

Gli iraniani erano considerati ariani da Hitler. Sfruttando questa credenza e le simpatie di Reza Scià per HItler il console persiano a Parigi Abdol-Hossein Sardari salvò circa duemila ebrei d'origine iraniana che si trovavano nella capitale francese durante l'occupazione nazista. 

Il giovane diplomatico di un Paese che oggi minaccia un nuovo genocidio contro gli ebrei inventò uno stratagemma che ricorda quelli adottati da Oskar Schindler in Polonia e Cecoslovacchia: scrisse ai tedeschi che il persiano Ciro il Grande, nel 538 prima dell'era volgare, aveva liberato gli ebrei di Babilonia permettendo loro di tornare a casa e in seguito alcuni iraniani affascinati da Mosé come profeta avevano dato vita ai "Djuguten" che non avevano nulla a che vedere con la "razza ebraica". Perciò gli ebrei iraniani erano ariani.

I nazisti furono talmente colpiti da questo ragionamento da inviare la missiva di Sardari ad Adolf Eichmann, che tuttavia liquidò la questione come "uno dei soliti trucchi e inganni ebraici". Nel frattempo però il giovane Console iraniano era riuscito a distribuire agli ebrei iraniani almeno mille passaporti, che permisero loro di scampare alla Shoah. 

Una sopravvissuta che oggi vive in California, Eliane Senahi Cohanim, ha raccontato alla BBC: "Quando lasciammo la Francia mio padre tremava alla frontiera mostrando i passaporti e in seguito ci disse sempre che eravamo potuti uscire grazie a Sardari. La storia del diplomatico è raccontata dal libro appena uscito in Gran Bretagna The Lion's Shadow (L'Ombra del Leone), di Fariboz Mokhtari

Giunto a conoscenza di quel che accadeva a Parigi nel 1941, il governo iraniano tentò più volte di richiamare in patria Sardari, ma lui si oppose. Nel 1979 la rivoluzione khomeinista lo costrinse a emigrare a Londra, dove morì in povertà nel 1981. 

I bambini di Teheran

L'Iran è anche al centro di un'altra storia di coraggio, raccontata in Italia da Farian Sabahi: quella dei bambini di Teheran. Si tratta di duemila bambini che erano giunti in Iran dalla Polonia nel 1941, in seguito all'invasione anglo-russa del Paese.    

Questi bambini erano orfani o erano stati abbandonati dai genitori durante il cataclisma causato da Hitler. Alcuni di loro erano stati per dei mesi in campi di lavoro sovietici. In Iran poterono soggiornare diversi mesi in campi profughi dai quali la Jewish Agency organizzava l'espatrio in Palestina. Fu grazie al contatto con i rifugiati ebrei che gli iraniani vennero per la prima volta a sapere dello sterminio nazista. 

Un gruppo di 716 bambini ebrei polacchi lasciò Teheran il 1° gennaio 1943 e giunse al Canale di Suez il 17 febbraio dello stesso anno dopo avere attraversato l'Iraq dove gli inglesi avevano sedato la rivolta di Rashid Ali. Altri 108 raggiunsero la Palestina il 28 agosto 1943. In entrambi i casi i minori erano scortati da soldati britannici di fede ebraica. Furono soprannominati "i bambini di Teheran" perché la capitale iraniana era il luogo dove avevano soggiornato più tempo durante le loro peregrinazioni. 

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