La figlia di Khaled Abdul Wahab, Faiza, risponde all'articolo di Eva Weisel sul New York Times dove si rievocava il salvataggio di ebrei compiuto dal padre nella città di Mahdia, in Tunisia durante la Seconda Guerra Mondiale e si chiedeva a Yad Vashem di accettare la sua candidatura a primo arabo "Giusto fra le nazioni".
"Khaled Abdul-Wahab era mio padre, anche se non ha mai parlato del suo atto di eroismo con noi figli. Una volta gli ho domandato degli anni di guerra, ma lui ha detto soltanto che alcune famiglie ebree avevano alloggiato presso la nostra fattoria. Sempre modesto, ci disse soltanto questo. Come il racconto di Eva ci conferma, si trattava di un understatement.
Mio padre morì nel 1997, portando il segreto della protezione offerta a Eva e alla sua
famiglia con sé nella tomba. Non seppi del suo eroismo fino a cinque anni fa. Questa
pagina della sua vita aggiunge ancora un livello di fierezza al mio legame con mio
padre e un’altra pagina al libro dei lieti ricordi d’infanzia legati alla sua fattoria
che conservo nel cuore.
YAD VASHEM, un’istituzione che rappresenta un faro di giustizia e di memoria per le persone di tutto il mondo, ha rifiutato due volte la candidatura di mio padre a Giusto fra le nazioni.
Faccio appello ai dirigenti di Yad Vashem perché accolgano la richiesta di Eva e riconsiderano il caso mentre lei e altri suoi parenti salvati sono ancora vivi. Se Yad Vashem riconosce mio padre come Giusto, sarei molto orgogliosa di recarmi a Gerusalemme e accettare l’onorificenza a suo nome".
Inoltre, se questa istituzione che Faiza definisce "faro di giustizia e di memoria", riconoscerà il titolo di Giusto a Khaled Abdul Wahab, non sarà più possibile negare la Shoah come si fa troppo spesso oggi nel mondo arabo e musulmano.