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L’incubo dei rifugiati siriani

nel nord del Libano

Giorno dopo giorno aumenta la preoccupazione per il destino dei rifugiati siriani che si trovano nel Nord del Libano, a pochi chilometri dal confine siriano asserragliato dai carri armati del regime di Bashar al-Assad. Da un momento all’altro si teme un attacco cruento contro questi emarginati.


I 6490 rifugiati che sono ospitati nelle città di Baalbeck, Ursal, Beirut, Tripoli e Akar temono le rappresaglie dei seguaci libanesi del Presidente siriano.
Perciò Muhammad Sermini, membro del Consiglio Nazionale Siriano, ha chiesto ufficialmente al governo libanese di attrezzare una tendopoli per i suoi concittadini che possa essere sorvegliata dalle forze di sicurezza libanese.


Il governo libanese ha rifiutato questa richiesta per evitare di creare tendopoli simili a quelle palestinesi del 1948 che, durante la guerra civile libanese (1975-1990), si sono trasformate in veri arsenali e campi di battaglia tra i palestinesi e i falangisti appoggiati dai siriani e da Israele da una parte e tra i cristiani e i musulmani e i drusi dall’altra parte. Non dimentichiamo che quella guerra spietata ha distrutto l’economia del paese e ha causato la morte di 189000 persone, oltre a migliaia di feriti e dispersi.


Dinanzi al rifiuto del governo libanese, Muhammad Sermini ha chiesto di ospitare i nuovi rifugiati nelle scuole o nei locali delle varie associazioni e ha ringraziato l’Alta commissione per i soccorsi del governo libanese per aver offerto ai rifugiati del suo Paese gli aiuti alimentari e le cure mediche  necessarie.


Rimane in sospeso, comunque, la questione della loro incolumità.
Inoltre, l’esponente libanese Muhammad Dabussi, presidente dell’Amministrazione delle calamità naturali e membro dell’associazione medica islamica ha dichiarato che la loro associazione per i soccorsi ha curato 5500 rifugiati dall’inizio di aprile 2011 fino ad oggi. Inoltre ha precisato che esistono 75 famiglie di rifugiati a Baalbeck e 100 a Ursal, nella valle della Bekaa e che ottanta persone, gravemente ammalate, sono curate presso l’ospedale di Tripoli, nel Nord del Paese dei cedri. 
Nel frattempo, il Governo libanese ha incitato le famiglie libanesi  che abbiano parenti siriani ad ospitarli dignitosamente.
E ha ricordato che i libanesi, oltre ad aver subito numerose perdite  a causa della guerra civile che ha devastato tutto il Paese, a dover affrontare la crisi economica mondiale e l’alto tasso di disoccupazione giovanile, devono superare un'altra prova difficile: soccorrere i loro vicini aiutandoli a trovare la desiderata pace.


Anche l’Arabia Saudita ha inviato in Libano il suo esponente, al Maliki Faiz, Ambascatore all’Onu per gli aiuti umanitari, il quale ha dichiarato che la situazione di alcuni rifugiati siriani è tragica in quanto alcune famiglie dormono nelle baracche oppure nelle proprie autovetture ed ha offerto aiuti economici a 16000 famiglie oltre che ad un gruppo di giovani dei Paesi del Golfo.
Nel frattempo, i nuovi rifugiati siriani che cercano di recarsi in Libano o in Turchia per sfuggire ai continui massacri dell’esercito siriano non riescono più ad attraversare i confini clandestinamente perché gli uomini di Bashar al Assad hanno disseminato mine vaganti alle loro frontiere con la scusa di proibire l’ingresso delle armi destinate alle forze dell’opposizione. E così i siriani si trovano intrappolati nell’Inferno di Bashar al Assad, che continua ad ammassare ricchezze e a scrivere nuove pagine insanguinate. Grazie all’antica Cina, alla grande Russia e all’Iran è nato un nuovo Nerone. L’Onu e La Lega araba continuano a chiedere al Presidente siriano di cessare il fuoco, ma egli ha dichiarato che manderà nuovi rifugiati che cammineranno sulle mine fabbricate dalla Cina e dalla Russia. 
Pensando alle elezioni politiche legislative del 7 maggio che si terranno sotto il rombo delle bombe, Hillary Clinton dichiara: ”È ridicolo e inutile tenerle di fronte a tanta violenza e ferocia.”


27 marzo 2012

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