Il direttore del Centro bahreinese per i diritti dell'uomo Nabil Rajab sarebbe sottoposto secondo il quotidiano francese Le Monde a una vera e propria "persecuzione giudiziaria". Su di lui pendono tre processi: per aver insultato la monarchia sui social network, per assembramento illegale e per avere incitato all'uso della forza durante una manifestazione a gennaio. Ora, per la prima volta, il militante è stato arrestato.
Secondo Le Monde le accuse sarebbero infondate e il regime starebbe conculcando la libertà d'espressione del blogger. In realtà sarebbe in atto un "inasprimento della situazione dei diritti umani" in Bahrein, secondo Marie Camberlin, responsabile dell'ufficio Nordafrica e Medioriente della Federazione Internazionale delle leghe per i diritti dell'uomo (FIDH).
Fin dall'inizio delle contestazioni al potere del Bahrein il 14 gennaio 2011, Nabil Rajab è una delle principali voci di denuncia delle violazioni dei diritti dell'uomo nel Paese. I suoi frequenti post su Twitter lo hanno condotto varie volte nelle guardiole dei commissariati, ma finora non ci si aspettava l'arresto, soprattutto di una figura a forte impatto mediatico nota per i suoi messaggi pacifisti.
Insieme con lui sono agli arresti altri 14 attivisti, tra cui Abdullah al-Khawaja che è ora in sciopero della fame. La Corte di Cassazione del Bahrein ha accettato di rivedere molti di questi casi, ma ha spesso confermato le condanne. Secondo la FIDH la repressione in questo Paese rasenterebbe "la punizione collettiva": interi villaggi sarebbero stati "inondati" di gas lacrimogeni in occasione dei cortei di protesta.
Le Monde ha ricordato che il Bahrein è molto attento alla sua immagine internazionale e casi come questi "non sono segni incoraggianti".