L'editorialista del Corriere della Sera Antonio Ferrari riflette sulla figura di Shahbaz Bhatti, il Ministro pachistano delle minoranze ucciso nel 2011.
Scrive Ferrrari: "... questo giovane colto e generoso aveva saputo scalare i gradini sociali, proponendosi come il battistrada di un sereno confronto con tutti, senza frontiere né steccati". L'articolo di Ferrari ricorda anche che era un "cristiano vero e tollerante", che "conosceva tutti i sentieri della comprensione, dell'amicizia, della condivisione dei valori, pur nella diversità delle opinioni".
In una terra divisa da profondi solchi culturali e sociali, era riuscito a guadagnarsi la simpatia della maggior parte dei musulmani quando, di fronte a un disegno di legge per apporre l'indicazione della religione sulla carta d'identità, aveva affermato: "Siamo tutti pachistani".
Purtroppo quell'apertura gli è costata la vita.
Il testamento spirituale
A marzo 2011 una mano assassina l'ha freddato nel centro di Islamabad. Ora Roberto Zuccolini e Roberto Pietrolucci hanno pubblicato per i tipi delle Edizioni Paoline Shahbaz Bhatti. Vita e martirio di un cristiano in Pakistan, con la prefazione del Ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità con cui Bhatti collaborava.
Nel libro si ricorda il testamento spirituale del politico pachistano: "Credo che i cristiani del mondo, che hanno teso le mani ai musulmani colpiti dalla tragedia [del terremoto], abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d'amore, di comprensione e di tolleranza tra le due religioni".