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Guelfo Zamboni, il console che ha salvato gli ebrei

un nuovo documento prova il suo lavoro

Il cippo dedicato a Zamboni nel Giardino di Milano (Foto di Gariwo)

Il cippo dedicato a Zamboni nel Giardino di Milano (Foto di Gariwo)

La storica Sara Berger — ricercatrice del Museo della Shoah in via di costituzione a Roma — ha rintracciato nell'Archivio politico degli Affari esteri tedeschi di Berlino un prezioso carteggio che  segna l'inizio delle trattative diplomatiche tra l'Italia e la Germania per salvare gli ebrei "italiani" di Salonicco. Lo riporta Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera.

Il Reich nel 1943 organizza la deportazione di  55 mila ebrei in Grecia. Tra loro ci sono anche gli italiani. A questo piano si oppone il console italiano di Salonicco, Guelfo Zamboni: per il diplomatico gli italiani devono sottostare alle "leggi razziali" in vigore nel nostro Paese e quindi non possono essere deportati nei lager. Nella nota ritrovata da Sara Berger si legge: "La Regia Ambasciata è stata incaricata di voler pregare il Ministero degli Affari Esteri del Reich affinché vengano annullati i provvedimenti erroneamente adottati e si provveda di conseguenza al ritorno alle rispettive residenze degli ebrei in questione che risultano deportati, al rintraccio degli smarriti, ed alla liberazione di quelli già internati in campi di concentramento".


La nota muove questa richiesta per 73 persone, solo una trentina sono davvero italiani: gli altri sono fatti passare per tali dall'astuzia di Zamboni.  Tra loro c'è anche Doudon Levi Venezia, la nonna di Shlomo Venezia, l'autore del libro SonderKommando. La signora Venezia però non  viene salvata:  viene mandata ad Auswitz e viene uccisa subito al suo arrivo, nel Krematurium II,  lo stesso dove in seguito il nipote Shlomo si sarebbe trovato a lavorare come prigioniero dopo l'8 settembre. Il suo triste compito era quello di eliminare i corpi dopo che i prigionieri venivano uccisi con il gas. Gli addetti a questo lavoro venivano ammazzati perché non diventassero "testimoni scomodi". Shlomo riesce a sopravvivere perché appartiene all'ultima squadra prima della liberazione del campo.


Guelfo Zamboni salvò centinaia di ebrei di Salonicco facendo letteralmente carte false: emettendo false "carte d'identità" che dichiaravano la cittadinanza italiana e consentivano quindi di sfuggire ai convogli diretti verso il lager.


Guelfo Zamboni deve essere dichiarato Giusto tra le Nazioni


Questo documento è una ulteriore prova del coraggio di un uomo che non ha esitato a mettersi in pericolo, a disattendere agli ordini pur di mettere in salvo gli ebrei perseguitati dalla Shoah.
Gariwo e l'associazione per il Giardino dei Giusti di Milano ha scelto di ricordare questo diplomatico dedicandogli un albero nel Giardino dei Giusti di Milano.
Ora però ci auguriamo che Israele finalmente decida di riconoscere Guelfo Zamboni Giusto tra le Nazioni.


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