Il 18 giugno è terminata ufficialmente l'attività dei tribunali locali ruandesi istituiti nel 2001 per giudicare i responsabili del genocidio del 1994. Inizialmente la chiusura era prevista per il 2007, ma sono emersi nuovi casi, ci sono stati ricorsi nei processi pendenti e alcuni casi si sono rivelati particolarmente complessi.
Per il Presidente del Ruanda Paul Kagame c'è oggi la prova che il Ruanda sa badare ai suoi affari interni e giudiziari in autonomia. Il sistema dei tribunali popolari o gacaca si basava essenzialmente sulle ammissioni dei colpevoli, che permettevano di ricostruire la dinamica delle uccisioni.
Perpetrato nell'arco di 100 giorni, il genocidio del Ruanda fece più di 800 mila morti. Le gacaca avevano lo scopo di favorire la riconciliazione, ma sono state accusate dalle associazioni per la difesa dei diritti umani di gravi violazioni e mancato rispetto del diritto internazionale sullo status dei prigionieri.
Kagame ha riconosciuto che il sistema ha avuto "le sue imperfezioni", ma secondo il giornale francese Le Monde la sua istituzione ha anche permesso di ridurre la popolazione carceraria, effettuare dei processi rapidi con ampia partecipazione popolare a un costo inferiore di quello dei procedimenti presso la Corte internazionale con sede ad Arusha e chiarire meglio i fatti del '94.