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Rimossa la targa di Settimia Spizzichino

l'unica donna tornata viva dalla retata del Ghetto di Roma

La prima a denunciare la rimozione della targa toponomastica intitolata a Settimia Spizzichino è stata la nipote, Carla Di Veroli, attraverso un messaggio su Facebook.
"Credo che questa sia la risposta di coloro che male hanno sopportato la mia recente battaglia per impedire che a Roma fosse intitolata una strada a Giorgio Almirante - ha commentato Di Veroli - Chiedo che tutte le forze democratiche e antifasciste rispondano ad un oltraggio così grave, fatto contro la memoria di Settimia Spizzichino, unica donna tornata viva dalla retata del 16 ottobre del 1943 nel Ghetto di Roma. Mi aspetto - ha concluso la donna - che il presidente del XX municipio e il sindaco Alemanno ripristino immediatamente la targa sottratta, con una cerimonia cittadina".

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha condannato duramente il "gesto vile che offende la memoria di una donna che ha vissuto il male assoluto della Shoah". Alemanno si è impegnato a ripristinare la targa con una commemorazione aperta a Roma, "città simbolo della lotta di liberazione, dei valori di civiltà, libertà e democrazia".
"Una ferita per la città" è il commento del presidente della Provincia Nicola Zingaretti che ha sottolineato la necessità di "capire se si è trattato di un atto vandalico o di un atto rivolto a colpire un simbolo della storia della Shoah". La stessa richiesta giunge da Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma. Pacifici ha ricordato Settimia come "l'unica donna
che, appena rientrata, decise di iniziare a raccontare, di fronte alle perplessità di molti, ciò che aveva vissuto. E lo ha fatto fino alla sua morte. È stata una donna che ha continuato a combattere, ogni giorno della sua vita, contro le ideologie nostalgiche del nazismo e del fascismo".

Settimia Spizzichino è stata liberata il 15 aprile del 1945 dopo un anno e mezzo nel campo di concentramento di Auschwitz. Al momento della deportazione, nel "sabato nero" del Ghetto di Roma il 16 ottobre del 1943, aveva solo 22 anni. Le memorie di Settimia, che negli anni ha raccontato il dramma della deportazione, sono raccolte nel libro "Gli anni rubati".

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