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Viaggio in Ruanda

un funzionario ONU torna sui luoghi del genocidio

Il sito Rassegna.it pubblica la toccante testimonianza di Abdoulaye Bah, dirigente delle Nazioni Unite italiano di origine guineana. 

"Per anni, non ho potuto cancellare le esperienze vissute e le immagini viste al mio primo arrivo a Kigali, il 9 agosto 1994, solo poche settimane dopo la fine del genocidio in Ruanda. Anche in conferenze e seminari, davanti a un pubblico composto principalmente di scolaresche, scoppiavo in lacrime e piangevo singhiozzando, fino al punto da non poter proseguire il mio intervento. L'ultima volta che è successo è stato nel mese di maggio scorso a Roma, a Palazzo Valentini", scrive l'operatore umanitario, che ha perso il padre nella campagna di persecuzioni contro i cittadini guineani di pelle chiara lanciata da Sekou Touré negli anni Sessanta. 


La ricerca di una pacificazione interiore, 18 anni dopo


"Ci sono tornato quest'anno, all'inizio del mese di luglio scorso, proprio per cercare di attenuare l'effetto che aveva su di me ciò di cui sono stato testimone. Al mio arrivo, già dall'aeroporto - continua il reportage - mi sono reso conto che avevo perso troppo tempo, perché non c'era nessuna medicina migliore per smussare l'immenso dolore che mi attanagliava". 


Nel 1994, alla fine dei cento giorni in cui morirono oltre un milione di persone tra tutsi e hutu moderati, ciò che rimaneva dello Stato ruandese era un funzionario di 20 anni che prendeva i nomi di coloro che arrivavano nel suo Paese. "Questa volta", scrive Bah, "sono sceso su un asfalto pulito con delle righe bianche, al posto dei calcinacci e del sangue. Il tutto in una pulizia accecante, come in qualsiasi aeroporto internazionale. [...] Contrariamente al mio primo arrivo nel 1994, questa volta lo stato ruandese c'era e anche con una certa dose di umanità". 


"Dall'aeroporto all'albergo, la strada era tutta nuova, piena di cartelloni pubblicitari, non aveva niente in comune con quella che avevo conosciuto 18 anni prima. Era una superstrada di una pulizia rara in Africa, con un traffico intenso. Nel 1994, si vedevano soltanto i veicoli della Cicr [acronimo di Croce Rossa Internazionale, ndR], di Medici senza frontiere o quelli delle Nazioni Unite con le bandiere che sventolavano al vento, oltre i branchi di cani randagi, panciuti, che si rincorrevano nelle strade". 


Un Paese dinamico


Il funzionario ONU spiega: "Allora mi sono tornate in mente le statistiche che fanno di questo paese un vero miracolo in Africa. Sul piano economico un tasso di crescita che lo pone tra i primi paesi al mondo. [...] Sul piano sociale questo dinamismo ha avuto delle ripercussioni positive. La riduzione della mortalità dei bambini sotto i 5 anni è la più veloce di tutta l'Africa, con il 9,6% all'anno. [...] Da anni il Ruanda è classificato tra i paesi meno corrotti in Africa". 


Bah ha reincontrato un inserviente dell'Hotel delle Mille Colline, dove ebbe luogo la vicenda, non accettata da tutti, di Paul Rusesabagina che avrebbe rischiato la vita per salvare molti tutsi in fuga dal genocidio. "Abbiamo evocato quei tempi difficili, quando l'albergo non aveva né acqua corrente, né luce e il ristorante era chiuso, il cortile ancora pieno di tracce di sangue, la piscina di melma. Oggi è un complesso alberghiero di livello internazionale...".  


Verso la riconciliazione e la ripresa


"Il posto più emozionante che abbia visitato insieme a vari gruppi di turisti è stato il Memoriale in ricordo delle vittime del genocidio. Il Kigali Memorial Centre è stato inaugurato nell'aprile 2004, in occasione del 10° anniversario del genocidio del Ruanda. Sono state raccolte e sepolte qui le salme di più di 250.000 persone. Vi ho incrociato turisti provenienti dagli USA, dal Canada e dall'Irlanda. Tutti uniti dall'emozione e dal senso di sconforto, perché questo genocidio è avvenuto senza che nessuno abbia fatto niente per fermarlo". 


"La ripresa del Ruanda - conclude l'autore di questa testimonianza - non sarebbe stata tuttavia possibile se non ci fosse stato un profondo sforzo politico per riconciliare le anime. Dopo che un paese ha subito quello che ha subito il Ruanda, una delle cose più urgenti da realizzare è la ricostruzione dell'unità nazionale. Da una parte, le vittime non devono avere l'impressione che glj autori di fatti di sangue godano di impunità, e dall'altra non si può giudicare individualmente tutti quelli che hanno partecipato ad azioni riprovevoli". 


Abdoulaye Bah è stato capo della sezione dei servizi generali e presidente di una commissione interna nella MINUAR2, la missione ONU in Ruanda dopo il genocidio. Italiano di origine guineana, pensionato delle Nazioni Unite, dirige il forum online per l'Associazione delle vittime di Camp Boiro e di tutti i campi di concentramento in Guinea, dove la dittatura di Sekou Touré uccise barbaramente 50 mila persone.

19 settembre 2012

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